Un’agricoltura in rosa

1473

A Bruxelles, nell’ufficio di presidenza della Commissione femminile del Copa Cogeca, la federazione europea che rappresenta oltre 22 milioni di agricoltori e 22mila cooperative agricole, è al suo secondo mandato ed è inoltre membro della commissione femminile del Oma, l’Organizzazione mondiale per l’agricoltura. Francesca Gironi, marchigiana classe 1978, è l’attuale responsabile di Coldiretti Donne Impresa Marche, nonché titolare dell’azienda agricola Le Noci di Jesi, in provincia di Ancona.

“Sono nata nel 1978 a Chiaravalle, in provincia di Ancona – si presenta Francesca Gironi – ma sono cresciuta all’estero per via del lavoro di mio padre, diplomatico. Sin da piccola ho sempre avuto un’attrazione fortissima per i cavalli, che poi crescendo si è tramutata in autentica e immensa passione. All’università il mio percorso è stato dapprima orientato alla comunicazione, percorso che è rimasto però incompleto, e quindi successivamente agli studi in legge, dove mi sono laureata con successo in giurisprudenza. Mentre lavoravo nell’ambito delle strategie di comunicazione, mi si è presentata l’occasione di acquistare il posto dove tenevo il mio cavallo, una piccolissima struttura da sette box con casa colonica e sette ettari di noceto a Staffolo. Ho capito così che la mia vera e grandissima passione è per i cavalli e nel 2008 mi sono buttata in quest’avventura bucolica, costituendo l’azienda agricola Le Noci che si occupa di allevamento di cavalli sportivi (salto ostacoli) e coltivazione di terreni per la produzione di cereali e foraggi in regime biologico. Inoltre, sono una fattoria didattica e faccio progetti di accoglienza per ragazzi disabili sia  in modalità diurna che residenziale. Ora posso contare sul supporto di mio marito e sull’aiuto di tre dipendenti. Ma all’inizio ho trovato forti perplessità in famiglia e difficoltà principalmente con il sistema di credito bancario. Poi pian piano il progetto ha preso forma, è cresciuto sino a rendere necessario un trasferimento dell’azienda, perché dove stavo lo spazio non era più sufficiente. Grazie ad un nuovo investimento nel 2017, ho quindi trasferito la mia azienda nell’attuale sede di Jesi, cui si aggiungono alcuni terreni agricoli nei comuni di Staffolo e Monteroberto.”

Si stima che nelle Marche, una donna su cinque abbia scelto di lavorare in campagna. Secondo un’indagine della Camera di Commercio regionale sono infatti stimate attive circa 7.200 aziende agricole a guida femminile. Un dato che rispecchia quello nazionale, dove più di un’azienda agricola su quattro è guidata da donne (28%) per un totale di quasi 210mila imprenditrici rosa che consentono all’Italia di conquistare il primato europeo.

“Dalla mia organizzazione di categoria – spiega Francesca Gironi – ho avuto incarico di rappresentare le colleghe imprenditrici agricole della regione Marche, come responsabile Donne Impresa Coldiretti Marche, e rappresento poi tutte le colleghe dell’intero territorio nazionale a Bruxelles, nella commissione femminile di Copa Cogeca. Inoltre sono membro della commissione femminile del Oma, Organizzazione mondiale per l’agricoltura. Lo scambio di vedute con le colleghe straniere è un’esperienza davvero arricchente. Il mio compito è quello di promuovere il nostro modello di agricoltura e di trovare nuovi percorsi utili per le nostre aziende. Sicuramente oggi l’agricoltura consente spazio e modi  per realizzare traiettorie di futuro per i giovani. Penso ai tanti passaggi generazionali di aziende, ma penso anche alla moltitudine di persone che, pur non avendo una tradizione familiare alle spalle, decidono di intraprendere il loro percorso lavorativo in ambito agricolo. Le aziende agricole  di oggi si sono arricchite, grazie anche alla legge d’orientamento fortemente voluta da Coldiretti una ventina d’anni fa, di tanti valori aggiunti che si affiancano al concetto tradizionale di coltivazione e allevamento. Accanto a questi aspetti positivi e incoraggianti ce ne sono alcuni sicuramente migliorabili. In primo luogo, vanno tutelate ancora di più le eccellenze che i nostri agricoltori sono in grado di donarci e penso soprattutto all’ingresso di cibo straniero nel nostro Paese o ancora all’etichettatura sulla salubrità dei cibi che alcuni Paesi esteri stanno attuando nei confronti delle nostre eccellenze enogastronomiche (Nutri-Score). Ora il mio auspicio più grande per tutte le nostre aziende è quello di poter realizzare una proficua ripresa dopo la drastica battuta di arresto subita in conseguenza alla pandemia”.

Sanzia Milesi