Tornano a salire i prezzi del “vigneto Italia”

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Sono passati i tempi della “bolla” che aveva visto i vigneti di mezza Italia come territorio di caccia per potenziali acquirenti provenienti da tutte le parti del mondo e desiderosi di piantare bandiera, a suon di contanti, sui principali territori vocati del Belpaese. Erano giorni in cui le colline dell’Astigiano e del Chianti, la Maremma e la Marca Trevigiana venivano contese a suon di offerte ma, a partire dal 2009, la crisi economica aveva notevolmente ridimensionato anche questo fenomeno. Dopo alcuni anni sottotono, nel 2013 è ricomparsa dai mercati la possibilità di investire in immobili e vigneti. Con un +5,8% annuo, per la precisione e il 90% delle trattative che partono con valori superiori al milione di euro. La tendenza alla ripresa del mercato immobiliar-vinicolo è stata sancita dai dati offerti dal centro studi di casa.it che ha analizzato l’offerta inclusiva di terreni coltivati a vite, parte residenziale e pertinenze produttive (cantine e macchinari).

Preziosissimo Cartizze. Pur non raggiungendo più (non ancora?) i livelli precedenti alla fine del boom, sono diverse le zone ad aver visto crescere vistosamente le proprie quotazioni. Le più alte? Nella zona di produzione del Cartizze, dove, ammesso che un proprietario sia interessato a vendere, il valore di un singolo ettaro che dà vita al più pregiato cru di Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene è stimato intorno a 1,2 milioni di euro (erano 1,8 nel 2009…).  Molto alto – anche se stabile negli ultimi anni – il valore dei vigneti in Alto Adige, dove i prezzi oscillano tra 600.000 e 1 milione di euro l’ettaro.

Qui Piemonte, dove l’area dell’Asti è stimata tra i 70.000 e gli 80.000 euro all’ettaro. Nella zona di produzione del Barolo e del Barbaresco il costo viene fissato rispettivamente in circa 230.000 e 350.000 euro, con una flessione di poco meno del 20% rispetto a 5 anni fa. Valori, questi ultimi, che paiono fortemente aleatori, dato che in quelle zone chi ha la fortuna di possedere terra e vigneti se li tiene stretti. In generale, nelle zone dell’Astigiano, delle Langhe e del Roero, i prezzi  per le tenute non scendono mai sotto i 2,5/3 milioni di euro. Anche nel più grande vigneto della Lombardia, l’Oltrepo’ Pavese, la situazione è molto variegata: dentro il perimetro della Doc un ettaro a vite vale oggi tra i 35.000 e i 45.000 euro. Non ancano, tuttavia, appezzamenti che, per ragioni diverse, spuntano quasi il doppio della media.In Emilia Romagna un ettaro di vigneto per la produzione di Lambrusco oggi può  superare anche i 90.000 euro, con un incremento, a seconda dei casi, di oltre il 20% rispetto al 2009. In Romagna, nella culla della Doc Sangiovese, in media un ettaro di vigneto vale intorno ai 40.000 euro, pari a un +14% rispetto a cinque anni fa.

Toscana: qui si vende. Terra di conquista per antonomasia, la Toscana, con le quotazioni per il Brunello di Montalcino rimaste immutate a circa 400.000/500.000 euro a ettaro e, a sentire gli esperti, è proprio in questa regione che si registra la più ricca offerta in questo momento. Si possono infatti trovare in vendita delle aziende nel Chianti a prezzi variabili fra i 15 e i 20 milioni di euro, interi borghi (da restaurare) venduti a 9 milioni di euro, piuttosto che aziende in Maremma a meno di 5 milioni.

Il vento del sud. Potenzialmente più abbordabile l’approccio con i vigneti dell’Italia centromeridionale. Qualche esempio: in Puglia, i vigneti della Doc Castel del Monte spuntano cifre intorno ai 30.000 euro a ettaro. In ribasso, invece, quelli del Trapanese, dove si registra un decremento che arriva anche al 30% rispetto ai 50.000 euro degli inizi del 2009. In tutta la Sardegna, i prezzi dei vigneto non sono mutati nell’ultimo lustro, fatta eccezione per quelli dedicati alla produzione del Vermentino di Gallura Docg, che oggi quotano intorno agli 80.000 euro l’ettaro (+3%). Nel Sud Italia, soprattutto in Puglia e Sicilia, paga ancora bene la grande strategia di riqualificazione fondiaria e la crescita qualitativa del sistema vino che, assieme a politiche di marketing particolarmente azzeccate, hanno portato queste zone ad essere molto competitive e appetibili a prezzi non proibitivi. Pur non toccando le punte viste in Toscana o Piemonte, si parte da valori di almeno 1milione di Euro per toccare i 5/6 milioni per gli appezzamenti maggiori in cui sono inseriti bagli o antiche masserie di grande impatto.

Articolo di Emiliano Raccagni