I dati del biologico

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Nel corso del 2022, le superfici coltivate a biologico in Italia sono cresciute del +7,5%. A rendere nota queste anticipazioni sul rapporto “Bio in cifre 2023” – curato dal SINAB, il Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica – è una nota di FederBio, la federazione nazionale nata nel 1992 che raggruppa alcune tra cui le principali realtà italiane nei settori della produzione, distribuzione, certificazione e tutela degli interessi degli operatori e dei tecnici bio.

La crescita è incoraggiante. “Le superfici coltivate a biologico – si legge in dettaglio nella nota – hanno infatti raggiunto i 2.349.880 ettari, con un incremento del 7,5% rispetto al 2021, portando l’incidenza della superficie agricola utilizzata (SAU) nazionale al 18,7% (+1,3% sul 2021), che si conferma quindi la più elevata in Unione Europea. Aumento significativo anche per il numero di operatori biologici che hanno toccato quota 92.799, di cui 82.627 è rappresentato da aziende agricole (+ 8,9% rispetto al 2021).”

Quello che mettono in evidenza i numeri a livello regionale è in particolare un boom del biologico in Toscana che, con un’incidenza percentuale del 35,8% di biologico sulla superficie agricola utilizzata, diventa così la prima regione bio in Italia. Le prime sei regioni italiane ad aver superato l’obiettivo del 25% contenuto nelle strategie europee sono così Toscana, e a seguire, Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio.

Anche la zootecnia biologica non resta a guardare e registra valori di crescita importanti: +22,5% gli alveari, 10,5% i caprini, 9,7% gli ovini e 8,2% i bovini. Critica rimane purtroppo però la domanda interna di biologico, che nel 2022 cresce di un misero +0,5% rispetto all’anno precedente, seppure in un contesto generalizzato di un calo dei volumi, a seguito di inflazione e diminuzione della capacità di spesa delle famiglie.

Ora la sfida resta dunque quella di veder crescere sempre più la domanda di biologico tra i consumatori. “La significativa crescita delle produzioni bio in Italia – ha commentato la Presidente FederBio, Maria Grazia Mammuccini – rappresenta un segnale chiaro della fiducia da parte degli agricoltori nel biologico. Questi segnali positivi devono, tuttavia, trovare un adeguato riscontro anche dal punto di vista dei consumi che, invece, stanno segnando il passo. È necessario, dunque, un impegno ancora maggiore nello sviluppo di campagne di sensibilizzazione che, oltre a rivolgersi ai cittadini, coinvolgano anche nuovi comparti come, per esempio, l’Ho.Re.Ca, che può rappresentare a tutti gli effetti un ambasciatore del biologico. Il marchio Made in Italy, la sostenibilità e la qualità certificata della nostra produzione bio sono elementi di valore unici sui quali puntare per stimolare le scelte dei cittadini. Naturalmente, è poi essenziale che la transizione agroecologica, che ci deve portare a raggiungere l’obiettivo del 25% al 2027, sia sostenuta con investimenti e strategie mirate che prevedano la concertazione di tutte le programmazioni, dal Piano strategico Nazionale della PAC al PNRR da integrare nel Piano d’azione per il bio. Abbiamo oggi un’opportunità unica per fare del biologico il paradigma agricolo di riferimento, generando effetti positivi sulla mitigazione del cambiamento climatico, sulla valorizzazione dei territori e delle aree interne e sulla creazione di nuove opportunità di occupazione, in particolare per i giovani e le donne”.

Sanzia Milesi