2015, anno internazionale del suolo

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Il 5 dicembre 2014 l’ONU dichiara ufficialmente il 2015 come l’anno internazionale del suolo. La decisione mira a riportare al centro dell’attenzione di tutti l’importanza di questa risorsa non solo nella sua funzione di base per la produzione di cibo ma anche come elemento che svolge tutta una serie di ruoli ecologici cruciali per la vita sulla terra: è vitale per la disponibilità d’acqua potabile, per la resilienza contro inondazioni e piogge torrenziali, per il ciclo di molti elementi minerali; contribuisce in maniera fondamentale alla mitigazione del cambiante climatico, fungendo da deposito di carbonio in forma organica e inorganica. Infine nasconde nel suo grembo circa ¼ della biodiversità globale, invisibile ai nostri occhi, ma non per questo meno importante e preziosa.  Si tratta di una risorsa che, sebbene percepita come rinnovabile, in realtà non lo è: “Occorrono circa 500 anni per sostituire 25 mm di suolo” afferma David Pimental, storico professore in Agricoltura della Cornell University. Se si considera che nel rapporto FAO del 2008 sulla degradazione del suolo già si diceva che questi processi di degradazione riguardano il 38%  dei terreni agricoli mondiali, possiamo considerare  il suolo come risorsa finita e non rinnovabile: ne consumiamo più di quanto non se ne riesca a rigenerare. Ma non è solo una agricoltura poco sostenibile a mettere in pericolo il suolo. In un documento del Ministero delle Politiche Agricole italiane del 2012 si afferma: “L’Italia sta perdendo terreni agricoli in un trend negativo e continuo. Secondo l’ISTAT, dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi l’Italia ha perso circa 5 milioni di ettari di SAU, (Superficie Agricola Utilizzata – SAU), ovvero una superficie pari a Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme“. Causa primaria: abbandono dell’agricoltura e cementificazione. Mentre però la prima è reversibile, la seconda non lo è. In compenso procede a ritmi serrati: dal 1966 ad oggi essa sarebbe aumentata del 166% (dati ISTAT).

Figura 1

La bella notizia? Si conoscono e sono state messe a punto tutta una serie di misure colturali che permettono una gestione sostenibile del suolo. Alcune sono semplicissime, come la copertura del suolo (paglia, residui, corteccia) per evitare l’erosione, l’arricchimento con compost o materia organica per migliorarne la tessitura. Altre sono più complesse e richiedono ricerca e applicazione per poter essere ottimizzate, come la semina su sodo, il minimum tillage, l’aratura superficiale, tecniche moderne di irrigazione e fertilizzazione.  Rimane comunque fondamentale la necessità di conoscere sempre meglio il suolo, la sua struttura, la sua reazione alle diverse misure colturali per trovare infine le soluzioni più sostenibili per la sua gestione. Difendere il suolo è in cima alle priorità delle politiche agricole e ambientali, non solo per una questione di sicurezza alimentare, ma anche ecologica e di benessere umano. Con l’anno internazionale ad esso dedicato si mira a sostenere e aumentare la cooperazione tra le istituzione, la ricerca e l’applicazione pratica  per trovare una gestione sostenibile, non di sfruttamento perché come disse una volta Mark Twain “abbiate cura del suolo, perché non ne fanno più”.

Articolo di Maria Luisa Doldi