In Emilia Romagna due nuove imprese agricole al giorno

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Negli ultimi due anni in Emilia Romagna ogni giorno hanno aperto i battenti almeno due imprese agricole. L’incoraggiante dato emerge da un’analisi effettuata da Coldiretti e presentata a Bologna in occasione dell’incontro “Agricoltura 4.0”, cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito delle iniziative promosse per la realizzazione di attività di informazione in merito alla Pac. In base ai dati emersi dalle domande di primo insediamento del Piano regionale di Sviluppo rurale presentata a partire dalla fine del 2015 (con l’avvio dei bandi), il settore primario emiliano romagnolo può contare su 745 nuovi e giovani imprenditori agricoli. Un numero destinato ad aumentare con i prossimi bandi.

Secondo Coldiretti Emilia Romagna il ritrovato crescente interesse delle nuove generazioni per il lavoro nei campi  è confermato dai dati di Movimprese dell’Unione regionale delle Camere di Commercio: nel primo trimestre del 2017 nella regione il settore agricolo è l’unico comparto economico a far registrare un aumento delle imprese under 35, con una crescita del 2,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, contro un calo medio di tutte le imprese giovanili regionali del 4,7 per cento. Con questo incremento – sottolinea Coldiretti – le giovani imprese agricole si portano al 7,3 per cento del totale dell’imprenditoria giovanile regionale, raggiungendo la parità con le imprese industriali in senso stretto.

Sulla base dei dati dei due bandi finora conclusi in Emilia Romagna e da quelli risultanti dalle stime sui quattro ulteriori bandi simili, Coldiretti Emilia quantifica che ci siano opportunità di insediamento in agricoltura per oltre duemila giovani. Un ritorno che, secondo Andrea Mingardi di Giovani Impresa, non è più un generico e poco concreto sogno di abbandonare la città per una campagna idealizzata e bucolica, quanto una scelta imprenditoriale netta e supportata da nuove tecnologie che fungono da traino per i rappresentanti della cosiddetta generazione digitale.

All’incontro sono state presentate la App TerraInnova e le iniziative per lo sviluppo dell’Agricoltura di Precisione. TerraInnova – spiega Coldiretti Emilia Romagna – è una nuova applicazione rivolta ai giovani che intendono avvicinarsi al settore agricolo, alle imprese che già vi operano e a tutti gli altri imprenditori interessati. L’App è in grado di supportare le attività attraverso una serie di specifici servizi integrati online e a portata di smartphone che consentono di conoscere i bandi di sviluppo rurale, di monitorare l’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli di proprio interesse e valutare, attraverso una “simulazione” di Business Plan, la validità della propria idea imprenditoriale.

Mentre si delinea lo scenario dei giovani agricoltori emiliano-romagnoli del futuro, è sempre di questi giorni la preoccupazione per l’accesso al credito derivante dai fondi europei attraverso la Domanda Unica. Si tratta di 304 milioni di euro che, secondo il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Gianni Tosi, rappresentano il 41% del reddito per le imprese, penalizzate dalle inefficienze di Agea che rischiano di avere impatti fortemente negativi sui bilanci. “In assenza di procedure chiare -sottolinea Tosi- i Centri di assistenza agricola (Caa), che hanno il compito di redigere le pratiche e che ascoltano l’agricoltore, si trovano nell’impossibilità di rispondere alle esigenze delle aziende per di più sobbarcandosi il peso di enormi responsabilità“. Inoltre “le società incaricate della progettazione di un sistema informatico dovrebbero confrontarsi sempre con i centri di assistenza agricola, codificare gli strumenti e comprovarne l’efficienza. Tutto ciò prima di introdurre la nuova piattaforma e non dopo, come purtroppo da anni accade, con effetti negativi e la necessità di tante richieste di proroga da parte dello Stato all’Unione Europea. Auspichiamo si possano agevolare le procedure anzitutto riducendo il numero di pratiche, eliminando le richieste di contributo inferiori almeno a 500 euro in modo da sostenere e valorizzare coloro che fanno vera agricoltura. Ma anche limitando le ‘misure accessorie’ (premi accoppiati) che in molti casi offrono un aiuto di qualche decina di euro ad azienda, ma finiscono per appesantire e rallentare il sistema burocratico“.

Emiliano Raccagni