Il Digital Divide penalizza l’agroalimentare italiano

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L’export agroalimentare italiano ha toccato nel 2017 i 40 miliardi di euro, con un aumento del 70% in dieci anni, affidandosi soprattutto a mercati di prossimità, come Francia e Germania. Stati Uniti e Cina, invece, “pesano” rispettivamente per il 10% e per l’1%.

Il dato emerge dallo studio “Il sistema infrastrutturale a servizio dell’agricoltura italiana” redatto da Nomisma e Agrinsieme e presentato in questi giorni a Roma, una fotografia del settore che consente di tracciarne pregi e limiti. Tra questi ultimi, va annoverato ancora l’e-commerce, che per l’agroalimentare, con i suoi 708 milioni di euro è ancora da considerarsi come un fenomeno limitato, nonostante una crescita enorme negli ultimi anni (+220% dal 2012).

”In Italia – ha detto il responsabile d’area Nomisma, Denis Pantini – l’e-commerce nel Food&Beverage risulta ancora limitato (0,5%) e sono solo il 24% delle imprese ad avere un accesso Internet a 4 Megabyte. Anche i costi della logistica vedono l’Italia al 19/mo posto, sotto competitor quali Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia”. In termini di infrastrutture digitali, l’Italia sconta ancora un divario rispetto ai competitor europei e il quadro relativo alle aree rurali conferma le lacune in termini di infrastrutture digitali, con il 77% delle famiglie (contro l’82% media Ue) cui è garantito l’accesso ad internet.

Gli estensori dello studio, da questo punto di vista, mandano un messaggio chiaro: senza infrastrutture non c’e’ competitività delle imprese, in particolare dell’agroalimentare che, con i consumi interni al palo, devono cavalcare lo sviluppo del commercio online e dell’export in mercati emergenti extra Ue. Freno tirato dunque per lo sviluppo di un comparto che conta 1,3 milioni di imprese, un quarto del totale, con 3,2 milioni di occupati.

La mancanza di copertura con la banda ultra-larga delle aree rurali è un problema che evidentemente limita la diffusione dell’agricoltura di precisione, ma ha un’importanza fondamentale anche per la coesione sociale e territoriale. In Italia poi solo il 4,4% della popolazione ha una connessione a 100 Mbps (siamo al 24% nell’Unione Europea) e solo il 41,7% a 30 Mbps (76% in UE). Ed emerge un forte ritardo rispetto alle principali economie europee per quanto riguarda la velocità della connessione fornita: con oltre il 76% delle imprese che ha a disposizione una connessione sotto il 30 mb/s, ci posizioniamo al terzultimo posto in Ue nel 2017 (come nel 2016).

Un digital divide che però l’Italia sta progressivamente cercando di colmare, grazie anche alla messa in atto di progetti di sistema: un esempio è la realizzazione (entro i prossimi 3 anni) dell’infrastrutturazione diffusiva della Rete a Banda Ultra Larga realizzata da Open Fiber e finanziata da Infratel Italia, oltre alla diffusione della rete digitale di parte delle cosiddette aree ”bianche” (prevalentemente rurali) attualmente non coperte da operatori di rete.

Per quanto riguarda la movimentazione delle merci, il trasporto su strada  spicca rispetto ad altre modalità (ferroviario e navale). Si tratta – sottolinea lo studio Nomisma – di un trasporto soprattutto nazionale: meno di 13 miliardi di ton-km (11% del totale) esce dai confini nazionali, nettamente inferiore ai 215 miliardi ton-km di Polonia e ai 76 miliardi della Spagna. Nonostante l’Italia rimanga al sesto posto per volumi agrifood movimentati in Ue (oltre 30 miliardi ton-km), il peso relativo appare ancora limitato rispetto altri Paesi. Un dato su tutti spiega la situazione: in Italia solo una impresa agroalimentare su dieci realizza almeno l’1% del proprio fatturato mediante vendita online, contro una media europea che viaggia su cifre doppie.

Emiliano Raccagni