I primi sessant’anni dell’extravergine

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In Italia si usa da sempre, anche se proprio nel 2020 compirà ufficialmente i suoi primi sessant’anni. È l’olio extravergine d’oliva, la cui denominazione è stata stabilita dalla legge 1404 del 1960, che da allora ha fatto entrare in vigore la classificazione merceologica che definisce in Italia e nel mondo il prodotto ottenuto dalla prima spremitura di olive attraverso processi meccanici, quindi senza ricorso a processi con sostanze chimiche, in condizioni che non causino alterazioni e la cui acidità libera, espressa in acido oleico, non risulti superiore all’0,8%.

Il prodotto per eccellenza della dieta mediterranea sarà protagonista di Olio Officina Festival, che si terrà a Milano dal 6 all’8 febbraio per celebrare questo anniversario in occasione della sua decima edizione.

Siamo stati i primi al mondo – racconta il fondatore del progetto Luigi Caricato –  a trovare questa definizione merceologica sessant’anni fa. Si può dire che l’Italia ha inventato l’extravergine e poi tutti gli altri Paesi ci hanno seguito. Una scelta lungimirante che accompagna un prodotto che oggi è cambiato. Sessant’anni fa c’era la categoria, ma mancava mediamente la qualità. Il miglioramento è iniziato negli anni Ottanta, soprattutto grazie alle politiche dell’Ue. Dagli anni Novanta l’esplosione e l’attenzione crescente nella ristorazione e nei consumi. Un’atmosfera positiva che ha visto crescere la qualità nell’oliera, ma nessuno ha investito negli uliveti. Il fabbisogno italiano annuo è di un milione di tonnellate, delle quali 600 mila per consumi interni e 400 mila da destinare all’export. Non riusciamo a produrre questa quota per mancanza di terreni destinati all’olivicoltura professionale e per rinuncia alla ricerca e all’innovazione“.

La nostra legge, che nel corso degli anni e’ diventata Legge Comunitaria, ha saputo guardare lontano – sottolinea Caricato – ma il prodotto e’ cambiato e in meglio. Da qui l’ipotesi di nuova classificazione dell’olio e di abbassare la soglia di acidità. La priorità è sburocratizzare. Bene le sanzioni su comunicazioni ingannevoli sulla qualità dichiarata, ma servono meno vincoli nel poter qualificare produzioni di pregio. Oggi chi scrive in etichetta “riserva” o “cru” rischia sanzioni di 6.000 euro e sugli scaffali di vendita non può distinguersi da prodotti di primo prezzo. La perdita di valore non è concepibile, serve un salto di qualità della filiera perchè gli ci sono Paesi competitor più determinati nella promozione. Ad esempio gli spagnoli si autotassano per fare comunicazione. In Italia il settore è stato forse troppo assistito e manca oggi di managerialità che porta ad investire in marketing e in ricerca gli aiuti europei. Ora si apre la pagina del turismo dell’olio”.

Il tema della concorrenza straniera e del calo dei prezzi, una vera e propria deflazione, è tornato d’attualità proprio in questi giorni. Come ampiamente annunciato da mesi, la sovrapproduzione di numerosi paesi, che con il coincidere della nuova campagna ha determinato un surplus di scorte nei magazzini, ha come prima conseguenza la corsa al ribasso nei prezzi per smaltire proprio quelle scorte. Coldiretti Puglia manifesta preoccupazione perchè i magazzini di stoccaggio in Puglia sono pieni di 10 milioni di chili di olio extravergine d’oliva straniero con un aumento di quasi il 21% rispetto all’anno precedente. L’associazione commenta i dati di Frantoio Italia. “Dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio e’ strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40% il prezzo dell’olio. L’invasione di olio d’oliva spagnolo con le importazioni che nel 2019 sono cresciute in quantità del 48% non fanno che aggravare la situazione con gravi ripercussioni sul mercato e sull’Uliveto Italia“, sostiene Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Stessa situazione più a sud: il prezzo dell’olio siciliano è crollato. L’allarme è di Coldiretti Sicilia secondo cui poco più di 4 euro per un chilo di olio extravergine d’oliva siciliano sfuso non remunera i produttori sottoposti oggi ad oscillazioni di mercato causate dalle importazioni e dalle speculazioni in atto altrove.

Emiliano Raccagni