Efficienza energetica e Agricoltura: tante le vie per incontrarsi

1766

STrip Tillage

Ogni settore ha interesse a diminuire i propri consumi energetici e migliorare l’efficienza, semplicemente anche per una riduzione dei costi operazionali. Tra l’altro: non sempre un aumento degli input energetici significa un miglioramento dei risultati. In agricoltura, ad esempio, non vi è una correlazione costantemente lineare tra fertilizzazione e abbondanza dei raccolti e si possono anche avere fenomeni di saturazione per cui, nonostante gli input, il raccolto non varia (o diminuisce). Va trovato il giusto equilibrio tra input energetici e risultati, equilibrio che varia spesso di caso in caso a secondo della struttura e gestione di ogni azienda. Vi sono però alcuni elementi che hanno valore generale e su cui vale la pena fare una riflessione.

Ottimizzazione della fertilizzazione

Molti studi concordano nel riconoscere il ruolo dei fertilizzanti come un importante flusso energetico del settore agricolo. Ad esempio, l’energia inglobata nel consumo mondiale di fertilizzanti rappresenta circa l’1% della domanda mondiale di energia; di questo, il 72% serve per la produzione di fertilizzanti azotati, che utilizza fonti fossili non solo come fonte energetica, ma anche come materiale di partenza. In altri termini: per ogni Kg di sostanza nutriente azotata sono richiesti tra i 40 e i 50 MJ di energia, contro i 3-0,5 MJ per Kg in caso di fosforo o potassio. La produzione di fertilizzanti azotati richiede dunque oltre dieci volte l’energia richiesta dalla produzione di fosforo e potassio. Sebbene negli ultimi anni il costo energetico della produzione di fertilizzanti sia diminuito, essi sono ancora una importante voce di consumo energetico in agricoltura. Dal punto di vista della produzione, l’applicazione delle tecnologie migliori potrebbe portare  a una diminuzione del 19%  dell’energia integrata nei fertilizzanti. Tuttavia vi sono dei limiti al di sotto dei quali non è possibile scendere: non è possibile – con le conoscenze attuali – produrre fertilizzanti di sintesi a base di azoto impiegando meno di 24MJ di energia/Kg di nutriente, che rimane comunque tanto. Per questo motivo, diminuire l’utilizzo di fertilizzante è l’altra via da seguire sui tempi lunghi. Fertilizzazioni puntuali, solo laddove necessarie, utilizzo di fertilizzanti naturali e tecniche di coltivazione adeguate sono la risposta a lungo termine per diminuire il consumo energetico legato ai fertilizzanti.

E a proposito di tecniche di coltivazione…

La FAO indica nella agricoltura di conservazione (Conservation agriculture) un nuovo modo di approcciare la coltivazione e limitare le applicazioni energivore: pratiche diverse di coltivazione (strip tillage, lavorazione minimale del suolo, etc), agricoltura di precisione, quindi anche somministrazione di fertilizzanti e agrofarmaci solo laddove serve, con relativa diminuzione dell’uso di mezzi meccanici, gestione razionale dell’irrigazione, sono tutte soluzione che potrebbero fare risparmiare input energetici alla agricoltura moderna, anche su scala industrializzata. Gli esempi che dimostrano come queste misure, anche singolarmente, portino benefici alla agricoltura, senza intaccarne la capacità produttiva, sono ormai numerosi: chi pratica il minimum o no tillage (aratura minima del suolo) registra una diminuzione nell’uso di combustibili per i mezzi meccanici del 40-50% a fronte di una produzione paragonabile.

Le opportunità offerte dalle rinnovabili

L’utilizzo delle rinnovabili in agricoltura sta divenendo sempre più diffuso. Molte aziende possiedono impianti fotovoltaici o a biomasse e biogas con i quali producono energia elettrica immessa poi in rete. Gli impianti a biomassa spesso funzionano con prodotti secondari della azienda agricola o di una cooperativa di aziende e producono, oltre all’energia, ad esempio anche digestato che può essere utilizzato come fertilizzante. Ma numerosi progetti pilota indicano che il connubio agricoltura-rinnovabili è molto più vivace e variegato di quanto detto sopra: l’utilizzo di trattori o pompe per l’irrigazione a motore elettrico con energia da fotovoltaico è già oggi in sperimentazione; impianti di desalinizzazione delle acque  basati su energia solare potrebbero esser una soluzione per l’agricoltura di zone aride o semi-aride; l’utilizzo di elettricità da fotovoltaico per il riscaldamento delle stalle, i macchinari di essiccamento ecc. potrebbe essere una via per l’indipendenza energetica delle aziende agricole.

Nel 2013 l’agricoltura ha consumato circa il 2,2% dei consumi finali di energia nella UE.  Sempre nel 2013 il mix energetico usato in agricoltura si basava ancora  per il 70% su fonti fossili. Il settore ha contribuito molto all’affermazione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Anche nella diminuzione dei consumi energetici si sono registrati dei miglioramenti. Ad esempio negli ultimi anni l’efficienza energetica agricola è migliorata di un 1% annuo. Ancora molto rimane da fare per disaccoppiare maggiormente il settore dai consumi di energie fossili, fonti che vengono usate sia direttamente in azienda, che indirettamente per la produzione di pesticidi e fertilizzanti. La consapevolezza  delle numerose vie possibili è uno degli strumenti per aiutare la transizione verso una maggiore indipendenza energetica del settore. A questo proposito può forse aiutare una lettura: QUI

 

Articolo di Maria Luisa Doldi