Nuova linfa alla ricerca

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Un elogio al settore italiano della ricerca applicata all’agricoltura e un invito a fare un ulteriore passo in avanti  puntando anche alle biotecnologie sostenibili che possano accelerare l’ottenimento di risultati concreti a tutela della biodiversità. Per il ministro Maurizio Martina, la ricerca su agricoltura e agroalimentare troveranno nuova linfa grazie anche ai 21 milioni di euro stanziati con la Legge di Stabilità. Secondo il Ministro il Piano Triennale della Ricerca incentiverà, nel rispetto della legislazione vigente, l’utilizzo di biotecnologie più  moderne e sostenibili rispetto alla transgenesi, come il genome editing e la cisgenesi. Questi strumenti possono consentire di intervenire senza alterare le caratterizzazioni produttive del sistema agroalimentare, migliorando la resistenza alle malattie e consentendo alle piante di adattarsi al cambiamento climatico.

Si tratta –dice Martina – di un programma che aiuterà la ricerca italiana ad essere protagonista a livello internazionale, coerente anche con il piano strategico del dopo Expo ‘Italia 2040’ e con lo Human Technopole, dove proprio le biotecnologie, non solo agricole, saranno centrali. L’Italia nel settore della ricerca e degli studi applicati all’agricoltura e all’agroalimentare non è affatto all’anno zero, come testimoniano le 10 nuove varietà di vite da poco iscritte al registro nazionale dei vitigni coltivati, più resistenti alle malattie e frutto di 17 anni di ricerca condotta dall’Università di Udine, in collaborazione con realtà private. Questo risultato, ottenuto con l’utilizzo di incroci naturali e selezioni che sono iniziate nel 1998, è frutto di “una scelta lungimirante che oggi ci pone all’avanguardia. Ora abbiamo la possibilità di fare un ulteriore passo in avanti, puntando su biotecnologie sostenibili che possano accelerare l’ottenimento di risultati concreti a tutela del nostro patrimonio unico di biodiversità”.

Quello ricordato dal Ministro, è solo l’ultimo successo della ricerca italiana, “celebrato” nei giorni scorsi durante un convegno tenutosi presso la sede del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura) viticoltura, a Susegana (TV), durante il quale è emerso il ruolo essenziale giocato dal miglioramento genetico per accelerare i tempi imposti dalle tecniche tradizionali quali incrocio, selezione e mutagenesi. “Le ricerche che vogliamo intraprendere – ha detto il commissario Crea Salvatore Parlato – permetteranno di rendere le attuali varierà maggiormente resistenti ai principali patogeni. Non sarà un percorso breve, ma si conoscono già alcuni geni di resistenza, che vogliamo utilizzare nel modo più ‘naturale’ possibile. Si tratta di una nuova frontiera, che si differenzia dal passato grazie ai recenti progressi delle metodologie genetiche. L’obiettivo è la riduzione dell’impatto ambientale dovuto ai trattamenti: anche questo fa parte delle nuova via della viticoltura italiana”. “Dico basta – ha concluso il Ministro Martina – a una rappresentazione del confronto sulla ricerca, in particolare su questo settore, che è un po’ figlia del dibattito tenutosi negli ultimi vent’anni. Abbiamo il dovere di fare un passo avanti e di superare questa contrapposizione secondo la quale quando si discute di ricerca è come se si discutesse solo di Ogm degli anni Ottanta. Non è così”.

 

Articolo di Emiliano Raccagni