La guerra dei trent’anni

1433

Siamo alla scadenza di un periodo lungo trent’anni, che  ha rivoluzionato il mondo della zootecnia europea. Eppure gli Stati membri non hanno ancora cessato di litigare e, soprattutto, non c’è assolutamente accordo sul futuro della produzione di latte quando, fra pochi mesi, scadrà il regime delle quote. A Bruxelles, se non è tutti contro tutti, ci manca poco. O, quantomeno, sono ancora due i blocchi che si scontrano e che vedono contrapposti da una parte soprattutto Germania e Austria e dall’altra Italia, Francia e Regno Unito.

Tentativo austro-tedesco. Ultimo oggetto del contendere, la proposta austriaca e tedesca di abbuonare, per l’ultima campagna di produzione del latte (2014-2015), il regime di multe a cui sarebbero sottoposti i produttori che supereranno la quota a loro assegnata. Il tutto grazie a un “cavillo” per modificare il calcolo del coefficiente di massa grassa nel latte per il calcolo delle quote e, di fatto, le quote stesse.

Una proposta contro la quale si è scagliata fortemente l’Italia, anche per bocca del sottosegretario All’Agricoltura Giuseppe Castiglione, secondo cui se si arrivasse a tanto, “Si darebbe un segnale negativo a quei produttori, come gli italiani, che hanno rispettato le quote loro assegnate e che anche per quest’anno si sono organizzati per rimanere nei quantitativi loro imposti”.

Dal punto di vista italiano, la spinta al cambio in corsa delle regole cela (o meglio, svela palesemente) il disegno  dei Paesi del nord, di superare prima del dovuto il “muro” imposto dalle quote e prepararsi così a inondare il mercato di un eccesso di produzione che andrebbe a penalizzare soprattutto la trasformazione in prodotti di qualità e denominazione protetta.

Non si cambiano le regole in corsa. Per Gianni Fava, assessore all’agricoltura della Lombardia e capofila delle Regioni italiane a più alta concentrazione zootecnica,  qualora il tentativo austro-tedesco andasse in porto, dimostrerebbe ancora una volta la doppia velocità dell’Europa. “Quando era l’Italia –ha dichiarato- a lamentare un’assegnazione insufficiente di quote per la produzione di latte veniva sistematicamente ignorata. Oggi che queste richieste arrivano da altri Paesi come dovremmo comportarci? O il ricalcolo del grasso vale per tutti i Paesi e viene applicato in maniera equa anche per le annate precedenti o si fa di fatto l’ennesimo piacere alle potenze del latte, che hanno mostrato in maniera chiara la loro politica aggressiva”.

Quel che è certo è che se ne parlerà prossimamente ed è probabile che maggiore chiarezza possa arrivare durante il semestre di presidenza europea  che toccherà proprio all’Italia.

Altri guai in vista. Ma in questi giorni il nostro Paese si trova ad affrontare un altro capitolo in tema di quote. Pur rimandando una notifica ufficiale al prossimo 10 luglio, infatti, è quasi scontato che l’Unione formalizzerà all’Italia una procedura di infrazione per non aver recuperato dai produttori messi in mora 1,39 miliardi di euro, pagati dal contribuente italiano dopo lo splafonamento delle quote di produzione assegnate tra il 1995 e il 2009. Una storia che tutti conoscono: sono soldi pagati per conto di circa duemila produttori, seicento dei quali con multe per circa trecentomila euro ciascuno. ”Si tratta di una eredità del passato che arriva – sottolinea la Coldiretti – nell’anno scadenza del regime delle quote che terminerà il 31 marzo 2015. Le pendenze a cui fa riferimento l’Unione Europea sanzionerebbero  un  comportamento che fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 38mila allevatori italiani che con sacrifici si sono messi in regola ed hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori’.

All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte e questa è storia. Una vicenda arrivata alla fine di un capitolo senza che nessuno ancora sappia cosa accadrà nelle pagine successive.

Articolo di Emiliano Raccagni