Bioeconomia: serve un cambio di passo

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L’Alleanza europea per la bioeconomia (EUBA) sollecita gli Stati membri dell’Unione a un cambio di passo, con il coraggio di assumere misure concrete nei futuri piani strategici della PAC, introducendo indicatori specifici e promuovendo una maggiore coerenza tra tutte le politiche collegate al settore.

La richiesta arriva in questi giorni da EUBA in occasione del Consiglio informale dei ministri europei dell’agricoltura, che si è svolto a Bucarest proprio per trattare il tema del rilancio della bioeconomia nel vecchio continente. Un settore capace di mettere in relazione numerose politiche: dalla ricerca all’innovazione, dall’economia circolare alla finanza sostenibile, dalla strategia per le foreste alla biodiversità, dalla finanza sostenibile al ricorso ai fondi europei.

Secondo l’Euba, già nel 2015 la bioeconomia europea impiegava 18 milioni di persone, generando 2.300 miliardi di fatturato e 621 miliardi di euro di valore aggiunto. Tra le misure concrete da attuare, l’Euba suggerisce ‘un sostegno a lungo termine per aumentare la disponibilità di biomassa prodotta in maniera sostenibile, ma anche la promozione degli investimenti, lo sviluppo del mercato e la promozione di partenariati pubblico-privato. Non ultimo, il comparto ‘considera importante promuovere e stimolare la diffusione di prodotti a base biologica in settori strategici (ad esempio imballaggi,  vernici, costruzioni, cosmetici, energia, fertilizzanti, farmaceutica e tessile) in modo da creare in Europa una bioeconomia circolare sostenibile a lungo termine, e ridurre l’impatto ambientale.

Nel corso delle riunioni svolte in Romania, anche i giovani agricoltori di CEJA (associazione che rappresenta oltre 2 milioni di imprenditori agricoli under 35) hanno chiesto ai ministri di finanziare maggiormente, affinché abbiano successo, le strategie di ricerca e bioeconomia che interessano direttamente il settore primario. ”Molti giovani produttori – ha detto il presidente del CEJA Jannes Maes – considerano la bioeconomia come un modo sostenibile per coniugare produzione e crescita economica, riducendo gli impatti negativi sull’ambiente. La ricerca, per essere efficace e favorire l’assorbimento delle attività relative alla bioeconomia, ha bisogno di mettere in atto strumenti ben finanziati  da destinare direttamente agli agricoltori, in particolare i giovani, che devono affrontare le difficoltà legate all’avvio dell’attivita’ produttiva”. Un richiamo che desta interesse anche nel nostro Paese: secondo l’analisi di Coldiretti sui dati Istat, l’Italia è al top in Europa per numero di giovani in agricoltura, con gli under 35 alla testa di 57.621 imprese nel 2018, in aumento del 4,1% rispetto all’anno precedente.

Da parte sua, l’UE ha risposto per mezzo del commissario all’agricoltura Phil Hogan: “Abbiamo grandi ambizioni per i prossimi anni –ha detto- in materia di ricerca e innovazione in agricoltura e nella bioeconomia. Per avere successo, dobbiamo mobilitare risorse che siano al livello di queste ambizioni. Oltre ad essere una materia così cruciale la ricerca e l’innovazione in agricoltura e la bioeconomia saranno un elemento chiave della prossima Pac e nel programma europeo Horizon Europe“. Hogan ha infine ricordato che la Commissione ha proposto un bilancio di 10 miliardi di euro per ricerca e innovazione nel settore alimentare, la bioeconomia, le risorse naturali, l’agricoltura e l’ambiente, ponendo così l’innovazione al centro della nuova Pac.

Emiliano Raccagni