Una sferzata di potenza: Nitro

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Questa l’aggressiva denominazione per la versione a marchio Lamborghini del nuovo trattore di gamma media prodotto da Same Deutz-Fahr. Con tanta modularità e un design “premium”. Abbiamo provato un Lamborghini Nitro 120 T4i HiProfile in accoppiamento semiportato con un robusto aratro trivomere doppio voltaorecchio…

A cura di Domenico Pessina, Davide Facchinetti e Davide Giordano

Nello scorso mese di Dicembre, presso l’Az. sperimentale “Cascina Baciocca” dell’Università degli Studi di Milano, sita a Cornaredo (MI), è stato provato un Lamborghini Nitro 120 T4i HiProfile in accoppiamento semiportato con un robusto aratro trivomere doppio voltaorecchio della massa di 2240 kg costruito dalla Vittone Giacomo di Chieri (TO), per l’esecuzione di un’aratura entro solco alla profondità di 28 cm circa, di un terreno tendente allo sciolto con abbondante scheletro, piuttosto bagnato (umidità media 25,7%). Il Nitro 120 era equipaggiato con pneumatici larghi, posteriormente della misura 650/60 R38 155D e gonfiati a 1,4 bar, mentre anteriormente montava le coperture 520/60 R28 135D, gonfiate a 1,2 bar. Si tratta di misure piuttosto abbondanti per un trattore di questa taglia, che gli hanno però conferito un aspetto ben squadrato e piuttosto aggressivo. Sul sollevatore anteriore è stato aggiunto un pacco di 20 zavorre da 45 kg l’una, per un totale di 960 kg, considerando anche il portazavorre. La distribuzione delle masse del trattore da solo ricalca quella della classica macchina a 4 ruote motrici (40% sull’anteriore, 60% sul posteriore); in ogni caso, anche con l’aratro collegato all’attacco a 3 punti (più l’opportuna zavorratura anteriore) la massa che grava sull’asse sterzante supera abbondantemente il limite minimo del 20% richiesto come fattore di sicurezza per la circolazione su strada. In campo, il Nitro 120 è stato settato ad un regime motore di 1950 giri/min, per lavorare in gamma media con la 5ª marcia; dopo un breve setup necessario alla miglior regolazione della sensibilità di intervento del powershift automatico, l’aratura è stata eseguita ad una velocità effettiva di 10,3 km/h, con uno slittamento medio del 9,9%. La capacità di lavoro teorica è stata di 1,24 ha/h, che si riducono a 0,92 ha/h reali, per effetto di svolte piuttosto laboriose a fine campo (effettuate in 3 manovre), dovute a capezzagne piuttosto strette, di soli 5 m di larghezza. In tale frangente, è stato particolarmente apprezzato l’inversore elettroidraulico, con il pratico comando posto appena sotto al volante, sul lato sinistro.

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