Una giornata per l’agricoltura conservativa

1682

166001

In occasione della Giornata Mondiale della Terra, il prossimo 22 aprile il Centro Ricerche Produzioni Animali (CRPA) organizza in Emilia Romagna la prima giornata dimostrativa in campo del progetto europeo HelpSoil. Tale progetto di ricerca, approvato dalla Commissione europea nel 2013 e che vede compartecipe anche l’Italia con Regione Lombardia come capofila, si propone di testare e dimostrare tecniche di agricoltura conservativa abbinate a pratiche innovative di gestione dei terreni agricoli.

Presso una delle aziende dimostrative del progetto verranno presentati il progetto stesso e le opportunità per l’agricoltura conservativa sul nuovo PSR. Si assisterà, inoltre, alla semina del mais su terreni gestiti in regime di agricoltura conservativa.

Cosa è l’agricoltura conservativa

Si tratta di una forma di gestione dei terreni agricoli che si basa su alcune pratiche agronomiche quali:

  • la riduzione progressiva delle lavorazioni di aratura fino ad arrivare alla “non lavorazione” del suolo e quindi ad una semina su un terreno „sodo“, non alterato nella sua struttura profonda da lavorazioni meccaniche;
  • la copertura permanete del terreno con residui colturali o colture di copertura;
  • le rotazioni ed eventualmente le consociazioni colturali.

La descrizione qui sopra semplifica e riassume in realtà tutta una serie di tecnologie che vanno dal minimum tillage (lavorazione minima a pochi cm di profondità) allo strip tillage (applicabile alle colture “sarchiate”),  al no tillage (che porta a terreno sodivo) e al decompattamento.

Perché agricoltura conservativa?

L’applicazione continuativa dei tre principi su cui si basa l’Agricoltura Conservativa (diversificazione colturale, riduzione delle lavorazioni, copertura del suolo) ricrea gli equilibri biologici necessari per lo sviluppo di ecosistemi agricoli vitali e fertili. Con la eliminazione delle lavorazioni e quindi il minor disturbo della struttura naturale del suolo, si assiste ad un arricchimento dell’ecosistema del suolo – flora, fauna e microrganismi. Non a caso, ad esempio, in un terreno in regime di agricoltura conservativa si osserva una aumentata presenza di lombrichi.

Ma vi è dell’altro. Con la minore lavorazione del terreno agricolo si favorisce il naturale processo di decomposizione della materia organica nel suolo e la sua trasformazione in precursori umici, che permettono anche un miglioramento nella tessitura del terreno stesso, fondamentale per evitare dilavamento e lisciviazione di sostanze nutritive. In questo senso l’agricoltura conservativa è un importante contributo non solo a un recupero della biodiversità del suolo, non solo a una cattura di carbonio organico e quindi contributo alla mitigazione dell’effetto serra, ma anche  alla protezione del sistema idrico tramite una minore dispersione in esso di elementi minerali. Anche per questo suo ruolo di protezione dei sistemi idrici naturali, l’Agricoltura Conservativa è anche nota come Agricoltura Blu.

Agricoltura conservativa: per chi?

Chi da anni pratica costantemente questa tecnica, afferma che dopo l’abbandono delle lavorazioni, un suolo condotto in Agricoltura Conservativa torna in genere a rendimenti comparabili dopo 3-5 anni di transizione nella maggior parte delle condizioni pedoclimatiche e per la maggior parte delle colture e delle tecniche adottate. È tuttavia fondamentale considerare nel dettaglio la situazione pedoclimatica della propria azienda e adattare la tecnica alle condizioni e caratteristiche locali.

Agricoltura Conservativa: moderna e sostenibile

L’agricoltura Conservativa non richiede l’abbandono delle macchine, bensí l’utilizzo di macchine diverse rispetto a quelle impiegate tradizionalmente. L’esperienza dei pionieri di questa pratica insegna che il parco macchine si modifica e si riduce, cosi come anche si riducono i costi dei carburanti per via di passaggi meno numerosi e meno impattanti sul campo.

Questo tipo di Agricoltura si inserisce perfettamente in quella che dalla FAO e da più parti viene indicata come la soluzione per nutrire il pianeta: “produrre di più consumando di meno”, con una “intensificazione sostenibile dell’agricoltura”, che deve imparare ad operare nel rispetto massimo delle risorse.

Nonostante vi siano vantaggi provati sia scientificamente che sul campo, questa pratica non è ancora molto adottata. Diverse le cause. Sicuramente uno dei freni è che fare Agricoltura Conservativa non è facile: è una scelta impegnativa che richiede anche un adeguato supporto. Questo fatto può inizialmente portare a compiere degli errori per cui i risultati attesi tardano ad arrivare. Quindi vi è una mancanza di conoscenza della pratica stessa, la preoccupazione per una eventuale diminuzione di resa, la limitata capacità innovativa delle aziende, etc. A maggior ragione ben vengano giornate in campo come quella organizzata da CRPA, occasione di scambio e di approfondimento.

Articolo di Maria Luisa Doldi