Un piano di settore nazionale per le bioenergie

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In un momento decisamente vacanziero e distratto, il 12 agosto scorso è stato approvato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF) un documento invece molto importante, ovvero il Piano di Settore per le Bioenergie. Il documento in questione è nato dallo sforzo comune di tutti gli attori del settore per definire delle strategie condivise a livello nazionale e individuare possibili interventi puntuali per valorizzare in modo sostenibile, nel medio e lungo periodo, le bioenergie nel quadro più generale della multifunzionalità dell’azienda agricola. È infatti soprattutto il settore agricolo e agroindustriale a prendere posizione di primo piano quando si parla di bioenergie. Un settore che, sebbene abbia prodotto nel 2012 un giro d’affari complessivo di 252 miliardi di €, ovvero il 17% del PIL, presenta tendenze strutturali abbastanza allarmanti. Il censimento del 2010 ha dimostrato che in dieci anni è scomparso il 32,4% delle aziende agricole; la situazione economica di molte delle aziende di dimensioni più contenute (<30 ettari) è spesso molto critica; la perdita di superficie coltivata è costante. In questa situazione, differenziazione e multifunzionalità dell’attività aziendale divengono fondamentali e il settore se n’è accorto: il 15% del reddito delle imprese agricole deriva oggi da attività secondarie o di sostegno, quali attività di accoglienza, attività didattica e produzione energetica.

Proprio per quanto riguarda le bioenergie, l’agricoltura – e qui intendiamo anche il settore forestale e l’allevamento – con la sua ampia disponibilità di prodotti, sottoprodotti o coprodotti è un vero  e proprio giacimento di materie prime rinnovabili, fonti di energia. Non solo per se stessa, ma anche per le comunità e l’ambiente. Infatti, in quanto a consumo energetico finale l’agricoltura in Italia “si prende” solo il 2,2% nazionale ovvero 3Mtep, un valore relativamente contenuto. Ma il massiccio ricorso a fonti fossili o fertilizzanti incide oltre che sul bilancio aziendale, anche sul bilancio delle emissioni di gas serra: il settore è al secondo posto per emissioni totali con il 6,7% nazionale. Uno sviluppo sinergico e ragionato delle bioenergie in relazione alle risorse naturali del territorio rappresenta dunque una opportunità per il settore e per l’ambiente.

Ma vi è dell’altro. Sviluppare la filiera delle bioenergie non è solo dettato dalla momentanea crisi economica per aprire vie di multifunzionalità all’agricoltura, bensì dal Piano di Azione Nazionale presentato all’Europa nel 2010, che fissa obiettivi vincolanti per l’Italia in campo energetico. In esso si dice che le fonti rinnovabili al 2020 dovranno coprire il 17% dei consumi finali di energia e che le bioenergie dovranno contribuire con una produzione elettrica del 19% (già raggiunto), con una produzione termica del 54% e coprire l’87% dei consumi rinnovabili nei trasporti. Vi sono dunque impegni presi che, se non rispettati, prevedono il pagamento di multe.

Nemmeno la nuova PAC sembra fare da ostacolo allo sviluppo di un’agricoltura che produce energia. Pur non pronunciandosi esplicitamente su questo tema, la nuova politica europea presenta possibili opportunità – da verificare però puntualmente – per lo sviluppo della filiera energetica. Infatti, i contributi economici alle aziende sono vincolati allo svolgimento di pratiche di greening che prevedono la diversificazione delle colture, il mantenimento di prati e pascoli permanenti e di aree di interesse ecologiche. È possibile ipotizzare la considerazione delle colture energetiche nella diversificazione, così com’è possibile attivare filiera basate sul recupero delle biomasse residuali degli interventi di manutenzione delle formazioni vegetali spontanee dei pascoli e prati.

Sviluppare le bioenergie non è dunque un optional, ma una necessità dettata da impegni formali e da fragilità strutturali del nostro sistema energetico. Rimane allora oscuro il motivo dell’imperversare di misure legislative che bloccano il settore, scoraggiandone gli investimenti e lo sviluppo.

GLI OBIETTIVI 

  1. sintetizzare i punti di forza e di debolezza delle filiere bioenergetiche, le strategie, gli obiettivi per il futuro, le minacce, le opportunità e i risvolti economici;
  2. definire strategie condivise e individuare possibili interventi puntuali con efficaci e idonee politiche legislative, economiche e commerciali a medio e lungo termine;
  3. proporre misure di sostegno adeguate al fine di valorizzare in modo sostenibile, nel medio e lungo periodo, le bioenergie nel quadro più generale della multifunzionalità dell’azienda agricola;
  4. predisporre un piano di comunicazione e formazione da realizzare in collaborazione con le Regioni al fine di rendere attuabile la politica di sostenibilità sociale delle bioenergie.

Il documento integrale “Piano di Settore per le Bioenergie” è disponibile  qui.

A cura di Maria Luisa Doldi

Fonte immagine: fnr.de