C’è crisi? E io mi faccio l’orto…

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L’agricoltura arriva in città sempre più spesso e sempre più direttamente. Lo sanno gli abitanti dei centri urbani che, negli ultimi anni, hanno iniziato a riscoprire un rapporto diretto con i produttori, grazie ai tanti piccoli e grandi mercati contadini che portano nelle vie e nelle piazze i frutti della campagna più vicina. Lo sanno i tecnici e i funzionari, che riprogettando i nuovi assetti urbanistici stanno imparando a condividere e tenere conto delle esigenze e degli spazi dell’agricoltura periurbana. Un’agricoltura che diventa “cittadina” anche grazie alla decine di iniziative dedicate agli orti affidati alla gestione di associazioni o assegnati a singoli cittadini, che provano l’esperienza di coltivare il proprio fazzoletto. Non si tratta più di strappare, magari abusivamente, qualche metro di terra coltivabile in zone di confine. Questi tempi, fortunatamente, paiono tramontare per lasciare posto a una vera e propria pianificazione. C’è chi lo coltiva per curiosità e hobby, chi (magari pensionato) per un ritorno alle origini, chi, però, anche per necessità di convivere con una situazione economica non proprio rosea.

Record di orti pubblici in Italia. Ben 3,3 milioni di metri quadrati di terreno di proprietà comunale sono divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione a uso domestico, all’impianto di orti e al giardinaggio ricreativo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat. Nel 2013 gli orti urbani in Italia sono addirittura triplicati rispetto al 2011 quando erano appena 1,1 milioni di metri quadri. Per la Coldiretti “Si tratta di una risposta alla crescente domanda di verde anche nelle città che complice la crisi spinge un italiano su quattro alla coltivazione fai da te per uso domestico. Le coltivazioni degli orti urbani non hanno scopo di lucro, sono assegnati in comodato ai cittadini richiedenti e concorrono a preservare spesso aree verdi tra le aree edificate per lo più incolte e destinate all’abbandono e al degrado“.

Un fenomeno che -dice Francesco Mati, presidente della Federazione dei florovivaisti di Confagricoltura- richiederebbe una normativa, tuttavia prima di cambiare o proporre nuove normative relative agli orti urbani occorre affrontare seriamente il problema dell’aria nelle città, oltre ad un maggior controllo dell’efficienza di caldaie e climatizzatori“. Occorre una corretta pianificazione del verde pubblico  finalizzato non solo all’estetica delle città ma ad abbattere la presenza di polveri sottili e anidride carbonica nell’aria. Per fortuna è stato da poco varato dal Mipaf il Piano di sviluppo del settore Florovivaistico 2014-2016 che contiene molti obiettivi relativi alla riqualificazione del verde pubblico”.

Come iniziare. Parlare di orto urbano mi obbliga -racconta Mati- a fare una distinzione, specialmente alla luce di certe notizie entusiastiche sugli ortaggi ed ai frutti coltivati nelle aiuole e nelle rotonde. Un orto in città che offra ‘buoni frutti’, deve necessariamente essere realizzato e coltivato lontano da strade e da ambienti che potrebbero depositare polveri non commestibili sugli ortaggi, ma soprattutto potrebbero entrare nel ciclo biologico contaminando direttamente l’ortaggio e chi se ne cibo. Questo va evitato nella maniera più assoluta, viceversa, per non correre rischi, conviene identificare aree dismesse o poco utilizzate, lontane da strade a grande circolazione, terrazze e tetti calpestabili in zone ben esposte e ventilate. Alcuni orti potrebbero essere realizzati nei giardini delle scuole, come proposto da tempo da ‘Orti di Pace’, facendo in modo che nel periodo di chiusura della scuola ci sia chi continui ad occuparsene“.

Ma come realizzare l’orto urbano?  Gli esperti suggeriscono di iniziare la coltivazione di ortaggi relativamente facili, come cetrioli, zucchine, melanzane, insalate, fagiolini e parallelamente iniziare ad avere un minimo di conoscenza delle principali malattie che possono colpire gli ortaggi: oidio (mal bianco), afidi, peronospora ecc. avere una o più persone con esperienza di riferimento a cui chiedere aiuto in caso di attacchi parassitari. Tecnicamente parlando, “il concetto di  orto a cassoni -ricorda Francesco Mati– può essere facilmente applicato anche su un terrazzo, magari coltivando pomodori o cetrioli utilizzando una fioriera oppure un vaso rettangolare“.

A cura di Emiliano Raccagni