Unione nel mondo dell’olio

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L’Oleificio Cooperativo Coltivatori Diretti di Bitritto, costituito nel 1963 per volontà di un nutrito gruppo di agricoltori locali e realizzato nel 1967 con la partecipazione dell’ente di riforma agraria, nel 1994, per volontà assembleare, ha modificato la denominazione in “Cooperativa Agricola cc.dd. di Bitritto” allo scopo di diversificare le attività sociali. Nel 2006 si è realizzato, in altro sito, il  nuovo opificio per ottimizzare la funzionalità e la logistica operativa, ottemperando nel contempo alle vigenti esigenze igienico – sanitarie.

“Gli scopi istitutivi, condivisi a tutt’oggi, sono quelli di ottenere attraverso la trasformazione delle olive di produzione locale un olio che si distingua per elevate qualità alimentari ed equilibrate caratteristiche organolettiche, – ci spiega Roberto Zurlo – la struttura include un impianto fotovoltaico di kwh 50 e un denocciolatore che estrae biomassa dalla sansa di oliva; ciò permette di avere un ciclo produttivo che sfrutta energie da fonti rinnovabili con impatto ambientale quasi zero. Abbiamo partecipato al PSR 2013/2020 misura 4.2 con un business plan da 600.000 euro che prevede il rinnovo dell’impianto di trasformazione e il relamping dell’opificio con corpi illuminanti ad alta efficienza energetica”.

Una realtà produttiva Made in Puglia in cui si coniuga tradizione, passione ed innovazione. “La difficoltà principale che incontriamo è vendere il nostro prodotto ad un giusto prezzo, prosegue Zurlo – le tante frodi, che ogni giorno riempiono pagine di giornali e del web, creano concorrenza sleale e rovinano l’immagine del Made in Italy. Servirebbero controlli maggiori e snellimento della burocrazia. Siamo comunque ottimisti, tale atteggiamento positivo ci aiuta a superare le difficoltà quotidiane e a programmare il futuro per affrontare nuove sfide. Fare squadra vuol dire poter controllare l’offerta del proprio prodotto senza sottomettersi al commerciante e imbottigliatore di turno”.

Idee per il futuro? “I produttori di Puglia, con una ipotetica banca dell’olio, potrebbero decidere un prezzo giusto per il proprio prodotto al di sotto del quale nulla viene ceduto, – risponde Zurlo – ma per questo ci vuole l’aiuto della politica, delle associazioni, delle banche perché noi produttori e trasformatori da soli non ne siamo capaci”.

Di Antonio Longo