Under 35, all’Italia il primato europeo

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L’agricoltura è tornata ad essere un settore strategico per la ripresa economica e occupazionale con le campagne che sono diventate il banco di prova dei tanti giovani che vogliono fare impresa con idee innovative. Lo sostiene Coldiretti, che nei giorni scorsi ha presentato un’elaborazione di dati sull’occupazione giovanile forniti da Eurostat.

Quanti giovani? Sempre di più: l’Italia è infatti il paese leader in Europa per il numero di under 35 alla guida nel 2018 di un’impresa agricola. Sono infatti 57.621, in aumento del 4,1% rispetto alle rilevazioni dell’anno precedente. Un dato positivo su cui riflettere, nel contesto generale di tutt’altro segno che viene dipinto dall’ufficio statistico dell’Unione Europea, secondo cui in Italia sono ben 3 milioni i giovani tra i 20 e i 34 anni che non studiano e non lavorano. Praticamente quasi uno su tre.

Le agricole condotte da giovani, continua la Coldiretti, possiedono una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. Si tratta di una presenza record se si prende come riferimento l’ultimo quinquennio, che ha di fatto segnato grandi novità in campagna, dove il 70% delle imprese giovani opera in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

Occorre sostenere il sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che mai come adesso vuole investire il proprio futuro nelle campagne”, afferma la leader dei giovani della Coldiretti, Veronica Barbati, nel denunciare “gli ostacoli burocratici che troppo spesso si frappongono”. “Lo dimostra il fatto – conclude – che più di 3 richieste di nuovo insediamento su 4 (78%) al Sud non sono state al momento accolte per colpa degli errori di programmazione delle amministrazioni regionali con il rischio concreto di restituzione dei fondi disponibili a Bruxelles”.

Proprio alle nuove generazioni di agricoltori, già attivi o potenziali, si è rivolta durante una delle prime uscite pubbliche la nuova ministra per le politiche agricole Teresa Bellanova: “Vedo l’agricoltura come un settore che sempre meno dobbiamo assimilare alla fatica e al sudore e sempre più dobbiamo innervare con l’innovazione, con la ricerca, con la valorizzazione dei buoni prodotti. Perché questo settore avrà il futuro che merita se sarà attrattivo per i giovani, per i ragazzi e per le ragazze che studiano, che hanno competenze e che devono poter guardare anche all’agricoltura come settore dove trovare soluzione al loro bisogno di lavoro”.
E poi è necessario un cambio generazionale – ha aggiunto – perché spesso i padri finiscono di fare gli agricoltori, ma i figli non si impegnano perché non hanno una prospettiva di garanzia del reddito, di redditività del capitale che viene investito. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo – ha concluso la neo ministra – è necessaria un’azione governativa rigorosa, “ma non c’è bisogno di proclami e dichiarazioni alla stampa», quanto piuttosto di «mettere insieme le migliori energie, riportare l’Italia a svolgere il ruolo che merita in Europa, perché lì si prendono le scelte importanti che poi hanno ricadute sulle nostre imprese e sulle persone che lavorano all’interno di esse”.