Una Legge per il rilancio della canapa industriale

1673

La legge 242 Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa è invigore dal 14 gennaio e punta a rilanciare e promuovere la coltivazione di questa pianta che, stando ai promotori, potrà essere in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità, ed essere utilizzata coltura quale possibile sostituto di colture eccedentarie e come coltura da rotazione.

Sono soggette alla legge le varietà di canapa ammesse, iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole. Un provvedimento accolto con favore innanzitutto dalle circa trecento aziende attualmente attive in Italia, che offrono al mercato i propri prodotti per gli usi più svariati: dai tessuti alla bioedilizia, dagli oli ai cosmetici, dai detersivi agli imballaggi, oltre al consumo alimentare. Le norme riguardano la filiera completa,  dalla coltivazione alla trasformazione, puntando a offrire incentivi all’impiego e al consumo finale di semilavorati di canapa, allo sviluppo di filiere territoriali integrate che valorizzino i risultati della ricerca e perseguano l’integrazione locale e la reale sostenibilità economica e ambientale; alla produzione di alimenti, cosmetici, materie prime biodegradabili e semilavorati innovativi per le industrie di diversi settori; alla realizzazione di opere di bioingegneria, bonifica dei terreni, attività didattiche e di ricerca.

Si può davvero definire la canapa industriale come la pianta dai mille usi: da essa si ottengono eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia che, oltre a garantire un`alta capacità isolante, sia dal caldo che dal freddo, assorbono anche CO2. La pianta, trasformata in pellet, è usata per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. Numerosi gli impieghi in campo alimentare, con le aziende agricole che negli anni si sono sbizzarrite nell’invenzione o nel recupero delle ricette più svariate: dai biscotti e dai taralli fino al pane di canapa, dalla farina di canapa all’olio. I seme di canapa e gli alimenti derivati sono particolarmente apprezzati per il contenuto in proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. Dalla canapa si ricavano inoltre tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d`estate e caldo d`inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra.

Un plauso al provvedimento è arrivato anche da Coldiretti che, snocciolando gli ultimi dati, parla di vera e propria “canapamania”, un boom che in Italia si sostanzia in un aumento del 200% dei terreni coltivati, che oggi toccano quasi tremila ettari.  In l’Italia, dove si sta verificando una rapida diffusione della coltivazione dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Lombardia, Friuli V.G. Sicilia e Sardegna, si tratta in realtà di uno storico ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo, superato solo dall’allora Unione Sovietica. Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un’ombra su questa pianta e di fatto ne ha impedito il consumo per tutti gli altri usi.

Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori -ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – e proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del paese“.

Emiliano Raccagni