Una fotografia del settore biogas

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L’espansione del biogas in Europa continua. Secondo dati recentemente pubblicati da EurObserv’ER, la produzione di biogas europeo nel 2013 è aumentata del 10% rispetto al 2012, sono state prodotte 52,3 TWh di elettricità da biogas ovvero il corrispondente di 13,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Tuttavia l’impeto nella crescita sembra perso e si è instaurato un trend negativo. Basti pensare che tra il 2010 e 2011 la produzione è aumentata del 21% e tra il 2011 e il 2012 del 16%.  Un andamento che, alla luce di certe  legislazioni nazionali nel 2013, non stupisce. Infatti, il settore dei due paesi leader in Europa nella produzione del biogas – Italia e Germania – ha dovuto, ciascuno a proprio modo, affrontare diverse difficoltà interne. In Germania, come in Italia, si è assistito a un taglio degli incentivi, a un indirizzamento della struttura degli impianti meglio incentivati verso potenze minori  e utilizzo di reflui o sottoprodotti come substrato,  alla eliminazione di una tassazione di tipo agricolo sulle vendite della elettricità prodotta (Italia), all’obbligo di recuperare e utilizzare costantemente, durante l’anno, almeno il 60% del calore prodotto. Queste misure, che sicuramente hanno la loro ragion d’essere e si spera alla lunga portino effetti positivi al settore, sono per ora però causa di un riorientamento del settore stesso e indicano la necessità di una ristrutturazione che per ora si manifesta in una diminuzione delle installazioni. Francia e Regno Unito sono al contrario paesi che in questo momento promettono un interessante sviluppo della produzione di biogas.  Secondo dati dell’osservatorio statistico francese la produzione nazionale nel 2013 è aumentata del 17% mentre nel 2012 del 13% rispetto al 2011. Questa crescita è sicuramente dovuta anche agli interessanti incentivi, soprattutto per l’utilizzo del calore di scarto e per la creazione di una tariffa feed-in per immissione di gas in rete.  Il ministro per l’ecologia Segolene Royal ha affermato di voler dare il via a 1500 progetti per l’installazione di altrettanti impianti di metanizzazione nei prossimi tre anni. A proposito di metano: il biometano sta guadagnando in popolarità perché è una delle vie più tangibili e attualmente fattibili per ridurre la dipendenza del settore trasporti dai combustibili fossili.  Secondo Eurobserver in Europa vi sarebbero 258 impianti di produzione metano in soli 12 Stati membri di cui i più numerosi in Germania (151 impianti), in Svezia (53), in Olanda (23), in Austria (10), in Finlandia (6).

Uno sguardo al futuro? Sicuramente un grosso potenziale di sviluppo del settore risiede nella metanizzazione. Tuttavia, nel caso del biogas agricolo  – che in Italia rappresenta il 69% della produzione e laddove la possibilità di utilizzare colture energetiche verrà probabilmente più limitata in futuro – si pone la domanda se il processo di metanizzazione possa affermarsi in una economia di scala sulla base dei substrati agricoli favoriti ora, reflui e sottoprodotti. Ma, conclude lo studio, lo sviluppo futuro del settore è soprattutto una questione politica: per riprendersi e andare avanti ha bisogno di decisioni veloci sui requisiti di sostenibilità necessari per la produzione di biogas e biometano riguardo alle emissioni di gas serra, rispetto al mix fossile che al momento si sta delineando sul mercato. Secondo i dati di Terna, infine, le nuove installazioni di impianti a biogas in Italia sono passate da una potenza di 569,2 MW nel 2012 (circa 684 impianti) a 45,7 MW nel 2013 (circa 140 impianti). Alla fine del 2013 la capacità di produzione elettrica da biogas del Paese era di 1338,4 MW con 1611 impianti. Gli impianti agricoli – quindi con substrati di derivazione agricola –  contano da soli per una potenza di 945,7 MW (68,1% della potenza totale installata) e 1299 impianti.

Articolo di Maria Luisa Doldi