Una famiglia davvero unita

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Un’azienda che, anno dopo anno, è cresciuta in maniera esponenziale. Grazie alla dedizione e all’impegno di una famiglia che crede fortemente e fermamente nell’agricoltura. L’Azienda Agricola Madonna della Neve nasce nel 2012 a Sergnano (CR) quando Emiliano Sassi e i fratelli Ivan e Giuseppe decidono di avviare un piccolo allevamento di bovine da latte finalizzato alla produzione di formaggi nel piccolo caseificio aziendale. Caseificio che vedrà la luce nel 2014. “La peculiarità della nostra azienda è quella di aver scelto come razza bovina la bruna alpina in quanto risultava essere, secondo la mia opinione, la migliore razza in termini di rapporto qualità /quantità latte prodotto -ci spiega Emiliano -. La vera svolta societaria avviene, però, nel 2017 quando nella compagine societaria entrano a fare parte i cugini Benedetta e Giorgio Chiodo. Eredi della storica azienda Chiodo Ferrante che commercializza prodotti caseari da 80 anni a Ripalta Cremasca”. Nella nuova compagine societaria si va, quindi, a completare un background di conoscenze che spazia dall’allevamento alla trasformazione del prodotto nel caseificio aziendale sino alla commercializzazione.

La sinergia di conoscenze ha permesso all’azienda di crescere esponenzialmente negli ultimi tre anni, passando da una mandria di 24 capi ad una da 180 vacche in lattazione, una delle maggiori realtà in Lombardia come razza bruna alpina. Una produzione che trova sempre più riscontro nella clientela che spazia dall’ambulante alla gastronomia, fino alla GDO.

“All’interno della nostra azienda abbiamo un impianto fotovoltaico che ci permette di produrre l’energia elettrica per soddisfare quasi tutto il nostro fabbisogno” continua Emiliano; “abbiamo partecipato alla legge Sabatini per l’acquisto di alcuni macchinari e al credito ricerca e sviluppo col progetto degli stampi per formaggio creati con la stampante 3D. E’ nostra intenzione aderire al nuovo PSR per la realizzazione del nuovo progetto. Nel corso del 2021, infatti, inizieranno i lavori per la realizzazione di un nuovo caseificio aziendale con capacità lavorativa di 200 q.l al giorno e l’ammodernamento e l’ampliamento delle attuali stalle per portarle ad una capacità di 300 capi in lattazione”.

Una visione a lungo termine in cui non mancano alcune criticità. “La principale difficoltà che si riscontra nel nostro settore, come credo in altre aziende agricole, è l’eccesso di burocrazia che dobbiamo affrontare quotidianamente” osserva Sassi; “ciò comporta una mole di lavoro da un punto di vista amministrativo esorbitante. Tale impegno quotidiano, oltre che portare via risorse al nostro lavoro, a volte non ci permette nemmeno di essere attenti a quelli che sono i bandi e i contributi della finanza agevolata. Rischiando così di perdere ottime occasioni. Alla politica dico di essere più vicina all’agricoltura, di uscire un pò da quelli che sono i palazzi e tornare in mezzo alla gente che lavora per capire quali sono le difficoltà, le necessità e le ambizioni di un settore che anche in piena crisi pandemica risulta essere uno dei pochi che riesce a reggere il colpo. Nei prossimi anni, secondo il mio parere, il nostro settore agricolo vedrà sempre più accentuarsi la forbice tra una produzione artigianale e una industriale dei prodotti. A partire dalla produzione della materia prima fino ad arrivare al prodotto finito. Prodotti che hanno, ovviamente, entrambi ragion d’essere perché  rispondono ad esigenze diverse di consumatori diversi ma che sicuramente non possono essere messi in competizione tra loro né da un punto di vista commerciale né da un punto di vista di aiuti da parte dello stato se non vogliamo rischiare di perdere una parte del patrimonio di conoscenza, di salvaguardia del territorio e di professionalità che rappresenta il prodotto caseario artigianale”.

di Antonio Longo