Un progetto di ricerca sul futuro del mais

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Prende il via Dromamed, progetto di ricerca internazionale che si pone l’obiettivo di sperimentare metodologie per rendere le coltivazioni di mais più resistenti agli effetti del cambiamento climatico. L’iniziativa coinvolge nove nazioni tra Europa e Nord Africa, fra cui l’Italia, e partirà dalla capitalizzazione del germoplasma del mais mediterraneo per migliorare la sostenibilità dei sistemi colturali, valorizzando la tolleranza della coltura agli stress. Un intento pienamente in linea con gli obiettivi comunitari in materia di sostenibilità, che mira al contempo a tutelare la biodiversità e le risorse genetiche, promuovendo la valorizzazione del germoplasma.

Dromamed durerà avrà durata triennale e, sul versante italiano, vede la collaborazione tra il Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi economica agraria) e il dipartimento di scienze e tecnologie agroalimentari dell’università di Bologna e si è concretizzato anche grazie al fattivo supporto dell’associazione italiana maiscoltori-Ami e della confederazione produttori agricoli-Copagri.

Questo -spiegano i ricercatori del Crea e dell’ateneo bolognese – è il primo tentativo così largamente condiviso tra numerosi partner di entrambe le sponde del Mediterraneo di impostare il miglioramento genetico del mais per tolleranza alla siccità e agli stress correlati negli areali del Sud Europa e del Nord Africa e, in prospettiva, in aree più ampie di diffusione di questa coltura. Obiettivo generale della ricerca è la capitalizzazione delle risorse genetiche mediterranee, italiane ed europee di mais, per il superamento delle limitazioni attuali nell’adattamento di questa coltura a condizioni agroambientali sub-ottimali, o in aree mediterranee o dovute al climate change”.

Si partirà quindi dalla raccolta di germoplasma di mais nei paesi di entrambe le sponde del Mediterraneo dai partner coinvolti; seguirà una seconda fase, nella quale la ricerca si concentrerà sull’identificazione dei tipi adatti a sostenere Innovative Farming System (IFS) idonei e a input energetico ridotto, che verranno individuati tramite valutazioni agronomiche e fisiologiche ad alta processività. La terza e ultima fase del progetto prevede lo studio del controllo genetico dei caratteri di resilienza e lo sviluppo di nuovi metodi di selezione utilizzabili nell’area mediterranea.

La metodologia innovativa di Dromamed rispetto a progetti precedenti è proprio dovuta alla raccolta e analisi di germoplasma finora non adeguatamente esplorato, che verrà studiato integrando competenze genetiche, biochimiche, agronomiche e fisiologiche in sinergia con i partner del progetto. Un ulteriore elemento di innovazione è dato dalla partecipazione attiva di associazioni degli agricoltori e stakeholder, cui spetterà il delicato compito di seguire lo svolgimento delle attività progettuali e intervenire per rafforzare l’impatto sociale dei risultati della ricerca, trasferendone i risultati ai produttori agricoli.

Emiliano Raccagni