Un piano di settore per le bioenergie

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Figura 1

 

Come già scritto in queste pagine, è da poco stato approvato il Piano di Settore delle Bioenergie. Qui di seguito vediamo il punto di vista degli esperti di agroenergie del MiPAAF sul significato di un documento così importante.

D: Perché un piano di settore per le bioenergie?

“Questo Piano rappresenta la volontà del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPAAF) di guardare al futuro delle fonti rinnovabili e al ruolo che l’agricoltura deve giocare in tale settore innovativo. L’interesse dell’Amministrazione è quello di indicare dei percorsi di sviluppo sostenibile per l’articolato ambito delle agroenergie, ponendo al centro dell’attenzione l’intera filiera produttiva, che va dalla valorizzazione delle risorse, alla produzione del kWh verde. Riteniamo che una corretta pianificazione non possa prescindere da un approccio di tipo sistemico e dunque fortemente connessa al territorio da intendersi, sia in senso fisico, sia socio-economico. Per questo il MiPAAF ha istituito, nel 2012, il Tavolo di Filiera per le Bioenergie, coinvolgendo tutti i principali operatori del settore, ricercatori, rappresentanti di categoria, associazioni ambientaliste ed amministrazioni pubbliche attive a livello centrale, regionale e locale, che ha poi redatto il documento in questione, in un’ottica di equilibrata sinergia tra le parti interessate”.

D: Credete che la legislazione attualmente vigente in Italia aiuti lo sviluppo del settore e stimoli gli investimenti?

“La normativa vigente è il frutto di un costante sforzo migliorativo volto ad incentivare iniziative meritorie in termini di efficienza e tutela ambientale. Nel redigere il Piano si è ovviamente tenuto conto, ove si tratti dei sistemi di supporto alle FER, delle criticità evidenziate da parte delle Associazioni di categoria del settore. Sicuramente alcuni aspetti verranno considerati con la dovuta attenzione, uno tra tutti la necessità di intervenire tempestivamente nella fase di formulazione dei provvedimenti che entreranno in vigore a partire dal 2016, una volta scaduto l’attuale sistema di incentivi. Altro elemento che condiziona, in senso negativo, l’interesse a investire nelle FER è dato dalla complessità degli iter autorizzativi per la realizzazione degli impianti. La parola chiave per venire fuori da questa annosa vicenda è “semplificazione” e su questo tema il Gruppo di lavoro del Tavolo di Filiera per le Bioenergie si è espresso chiaramente. Si tratta di una priorità perseguita anche dal Governo”.

D: Chi installa impianti a biogas/biomasse lamenta spesso lungaggini burocratiche (anche per il riconoscimento degli incentivi) indescrivibili, che però costano allutente centinaia di . Il piano di settore prevede di agire concretamente anche su questo fronte?

“È un fronte sul quale si sta lavorando. È vero anche che nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni, oltre alla farraginosità dei meccanismi, interviene anche il fenomeno NIMBY richiamato nel piano di settore. Le opposizioni dei comitati locali sono frequenti e spesso dettate da timori generati dalla sfiducia dei cittadini nei confronti di iniziative che possono apparire poco chiare ai loro occhi. Il Piano di settore, volendo promuovere filiere virtuose sotto tutti i punti di vista, può superare tale ostacolo. Proprio per questo, una delle azioni ritenute prioritarie consiste nel predisporre un piano di comunicazione e formazione da realizzare in collaborazione con le Regioni al fine di rendere attuabile la politica di sostenibilità sociale delle bioenergie”.

D: A livello nazionale abbiamo visto decreti che ci hanno impiegato mesi, se non anni per diventare realtà.  Il biometano così come il digestato da usare come fertilizzante stanno ancora aspettando. Come si conciliano queste lungaggini con un PAN che ha come orizzonte temporale il 2020 che è praticamente dietro l’angolo?

“Come prima cosa occorre far presente che gli obiettivi del PAN, in particolar modo per il termico da biomasse, sono praticamente raggiunti. Per quanto riguarda il biometano il Ministero sta chiudendo la modifica al decreto del 29 aprile 2008, n. 110, regolamento recante criteri, condizioni e modalità per l’attuazione dell’obbligo di immissione in consumo nel territorio nazionale di una quota minima di biocarburanti per l’inserimento del biometano tra i biocarburanti ammissibili all’ottenimento del Certificati di Immissione in Consumo (CIC). È chiaro però che occorre rendere più snelle le procedure che portano alla definizione di provvedimenti attuativi, ma è anche necessario che nei contenuti tali provvedimenti siano chiari ed efficaci. Proprio per questo il MiPAAF, attraverso il Piano di settore per le Bioenergie, intende rafforzare la propria centralità e capacità operativa per stimolare tempestivamente tutte le sinergie necessarie (Ministeri competenti, stakeholders) per legiferare meglio e rapidamente”.    

D: Cosa succederà al settore delle bioenergie dopo il 2015 ovvero dopo che sia il conto termico che il DDL 2012 saranno giunti al termine?

“L’auspicio è che in futuro la bioenergia possa continuare il suo percorso di crescita anche al di fuori di qualsiasi forma di sostegno economico. Questo potrebbe avvenire realisticamente anche in un arco temporale relativamente breve. Infatti, la necessità di supportare lo sviluppo della bioenergia con gli incentivi è legata soprattutto al fatto che, a differenza di tutte le altre fonti rinnovabili, la biomassa deve essere raccolta, condizionata, trasportata e stoccata (ecco la filiera) e questo comporta dei costi di approvvigiomanento che allungano i tempi di ammortamento degli investimenti.   Si pensi per esempio a quanta biomassa a destinazione energetica si potrebbe ottenere a valle di interventi di gestione dei boschi abbandonati, dalla cura degli alvei fluviali dal recupero dei residui agricoli ed agroindustriali. Attivando in modo strategico tali iniziative si otterrebbero enormi vantaggi in termini ambientali ed occupazionali e al contempo la produzione di energia da biomasse si potrebbe via via svincolare completamente dal bisogno di incentivi.  In alternativa ad una politica di gestione del territorio ad ampio respiro (ben analizzata anche nel Piano di settore per la filiera legno), gli aiuti alle bioenergie serviranno ancora per qualche tempo e andranno comunque calibrati in funzione degli effetti positivi che produrranno su aree boschive e superfici agricole”.

A cura di Maria Luisa Doldi