Tutto il potenziale dell’agricoltura 4.0

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Il potenziale si spiega già dal primo dato: a oggi meno dell’1% della superficie coltivata in Italia è gestita con sistemi innovativi. Si parla di sensori e droni ma anche, percorrendo la filiera, di sistemi per il packaging intelligente. La cosiddetta agricoltura 4.0, con le sue centinaia di soluzioni tecnologiche, è una realtà il cui mercato nel nostro Paese è stimato in 100 milioni di euro, pari al 2,5% del totale mondiale, che oggi vale 3,5 miliardi.  Questa la fotografia del settore, presentata da Confagricoltura al recente “Think Roma”, evento organizzato da IBM per parlare di innovazione.

Bisogna favorire gli investimenti su innovazione, ricerca e digitalizzazione in agricoltura” –  ha detto il delegato di Confagricoltura Sandro Gambuzza- nel ricordare che “l’innovazione e’ indispensabile per poter essere competitivi sui mercati internazionali”. E questo non solo dal punto di vista della produzione, ma anche ambientale. Con le nuove tecnologie e’ possibile, infatti, ridurre l’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, acqua e combustibili fossili, ma anche contribuire all’occupazione di giovani; le aziende mai come oggi hanno bisogno di manodopera ‘digitalizzata’. Sono le condizioni necessarie per scalare nuove posizioni nella grande sfida dei mercati internazionali. La parola chiave è la competitività del sistema agricolo ed agroalimentare”.

Secondo la relazione presentata da Confagricoltura, l’innovazione rappresenta sempre di più uno strumento strategico per il futuro dell’impresa agricola, permettendo il miglioramento delle prestazioni ambientali, con la riduzione dell`uso di fertilizzanti, fitofarmaci, acqua, combustibili fossili e una ottimale gestione del terreno. Peraltro la precision farming tende a ridurre anche i pericoli derivanti dal lavoro agricolo, sia in termini di sicurezza, sia di salute. Inoltre, le nuove tecnologie legate all`agricoltura di precisione contribuiscono ad aumentare l`occupazione di giovani in agricoltura, perché hanno bisogno di manodopera `digitalizzata`. Eppure c`è ancora molto da fare in questo campo; basti pensare che meno dell`1% della superficie coltivata è gestita con queste soluzioni”. Il delegato di Confagricoltura ha quindi posto l`accento sul ruolo della ricerca e della sperimentazione agraria italiana che possono contare su non pochi centri di eccellenza.

Dai sistemi di tracciabilità elettronica in grado di definire non solo l’origine ma anche la qualità dei prodotti alimentari, al monitoraggio della salute delle piante attraverso i droni, alle innovazioni digitali per irrigazioni intelligenti. Di questo si parla e a questo lavorano le 98 startup italiane attive nell’innovazione tecnologica e digitale nel settore agricolo e agroalimentare e censite dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia. Lombardia ed Emilia Romagna risultano essere le regioni con la maggior concentrazione di imprese Smart Agrifood (33% e 17% rispettivamente). Non trascurabili il Lazio, che conta il 9% delle startup, seguito da Veneto (8%) e Campania (6%). Tra i progetti in essere e già in alcuni casi diffusi, si lavora sullo stato di salute delle piante, che viene rilevato e misurato in relazione all’inquinamento atmosferico attraverso l’uso di droni. Questo può aiutare a comprendere eventuali fattori di stress prima che si manifestino danni visibili e suggerire le giuste quantità di acqua da somministrare alle colture. Grazie ai modelli di simulazione applicati ai sistemi agricoli, infine, si possono ottenere scenari che ricostruiscano ad esempio l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produttività delle colture agrarie o l’impatto di patogeni fungini.

Emiliano Raccagni