Sempre meno giovani in agricoltura

1696

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

L’Europa è a rischio colonizzazione: fondi comuni d’investimento cinesi e americani sono pronti a comprare le terre che vengono abbandonate e il Vecchio Continente rischia seriamente di diventare vittima del “land grabbing” perdendo nel giro di un decennio metà della sua produzione agricola.  L’allarme è stato lanciato dalla tavola rotonda “Giovani: il vivaio da coltivare per far crescere il Paese” e subito raccolto dalla Commissione Europea che ha annunciato nuovi fondi per incentivare il ritorno dei giovani all’agricoltura. In apertura del convegno che segna la prima giornata di Cia in Expo e che porta finalmente gli agricoltori a diventare i protagonisti dell’Esposizione universale, il presidente della Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino ha rivendicato la necessità “di assicurare reddito agli agricoltori per restituire loro la dignità sociale e la centralità che hanno nel mondo attraverso l’affermazione del ruolo multifunzionale dell’agricoltura”. Scanavino ha ricordato come l’impegno di Cia sia fondato su quattro pilastri: la sicurezza alimentare, la tutela della biodiversità, la cooperazione internazionale e soprattutto l’incentivo e il sostegno ai giovani a farsi imprenditori agricoli.

“Il Paese -ha detto Scanavino- è con l’Expo al centro di una sfida straordinaria: quella di interrogarsi sul benessere futuro che può essere assicurato solo se si dà più valore alla terra, al ruolo degli agricoltori e si sostiene la crescita colturale e culturale dell’attività agricola per la costruzione di uno sviluppo durable cioè sostenibile e duraturo che solo la valorizzazione della biodiversità assicura. Per questo -ha sottolineato- la Cia è main partner del Biodiversity Park, per questo la Cia ha scelto per la sua prima giornata di presenza in Expo di affidarsi ai giovani.” Ma subito è risuonato un pesante interrogativo: se il tema dell’Expo è nutrire il pianeta energie per la vita per l’Europa questa sta diventando un’emergenza.

E’ toccato a Matteo Bartolini presidente dei giovani agricoltori europei (oltre 2 milioni d’imprese in 25 paesi dell’Unione) lanciare l’allarme. “Noi -ha evidenziato- stiamo parlando di sostenibilità, ma la prima sostenibilità che deve essere assicurata è quella dell’impresa agricola. Ai giovani è stato chiesto di produrre di più con meno e questa sfida i giovani l’hanno raccolta. Sappiamo che le imprese agricole condotte dagli under 35 sono più estese, hanno più capacità produttiva, hanno maggiore attenzione al biologico e all’ambiente. Ma sappiamo anche che oggi solo il 7,5% delle imprese agricole europee è condotta da giovani imprenditori mentre il 30% delle coltivazioni è portata avanti da agricoltori con più di 65 anni. Il dato più allarmante -ha continuato Bartolini- è però che solo un’azienda su 10 di quelle che cessano viene rilevata e portata avanti da un giovane agricoltore. L’Europa sta perdendo terra coltivata e ci sono già pronti fondi comuni d’investimento di tutto il mondo a comprare queste terre. Perché i cibo sarà i business del futuro, ma se subiamo il “land grabbing” la biodiversità che oggi vogliamo tutelare domani non ci sarà più. E’ del tutto inutile che si dica che l’agricoltura del futuro è in mano ai giovani se i giovani non trovano spazio del presente. Se non ci siamo oggi come faremo ad esserci domani?”

Un allarme che è stato subito raccolto dalla Commissione Europea nelle parole di Ricard Ramon Y Samoy che ha confermato: “E’ vero: sappiamo che stiamo perdendo terra coltivata e sappiamo anche che le giovani imprese non rappresentano più del 7% di tutta l’agricoltura europea. Per questo abbiamo creato dei fondi ad hoc per il sostegno e l’incentivo dell’impresa agricola giovane. Ci sono contributi fino a 70 mila euro per l’acquisto dei terreni e contributi sostanziosi per gli investimenti e tutti i fondi per lo sviluppo rurale assegnano corsie preferenziali alle imprese agricole giovani. La Commissione Europea -ha ribadito Ramon Y Somoy- è impegnata nella nuova politica economica su tre fronti: occupazione, crescita, investimenti e assegna all’agricoltura giovane un ruolo di primo piano nel rilancio dell’economia europea”.

Tendenze confermate anche da Fabio Del Bravo di Ismea che ha sottolineato come “ci sono fondi a tasso zero per investimenti in aziende agricole giovani che possono essere attivati fino a un milione e mezzo per azienda. L’Ismea è impegnata a sostenere la giovane impresa agricola che è un modello di agricoltura evoluta: più produttiva, ma anche più rispettosa dell’ambiente, più impegnata nella ricerca e a maggiore valore aggiunto. E infatti quando misuriamo l’indice di fiducia degli imprenditori agricoli vediamo che i giovani sono quelli che più convintamente e positivamente guardano al futuro”. Ma bisogna che i giovani trovino spazio in agricoltura. E’ questo il monito lanciato da Maria Pirrone, presidente nazionale di Agia (l’associazione dei giovani imprenditori aderenti a Cia) che è tornata a rivendicare “equità per chi lavora la terra, equità che significa intelligenza, che significa fertilità dei suoli, che significa qualità, ma che prima di tutto significa possibilità concreta d’intraprendere”.

Finalmente l’Expo grazie ai giovani della Cia ha cominciato ha parlare con la voce degli agricoltori. Ed è una voce forte e fresca. Sempre nel corso dell’incontro “Giovani: il vivaio da coltivare per far crescere il Paese” sono state presentate alcune start up di giovani imprese agricole (saranno 25 quelle che Cia proporrà in Expo) e così si è scoperto che esiste il caseificio da concerto -un casello per la produzione di Parmigiano Reggiano animato da dj e da performance artistiche per enfatizzare il valore del prodotto e il piacere di gustarlo- la fattoria delle fiabe dove si narra la terra rievocando le tradizioni, un nuovo modo di fare florovivaismo recuperando i fiori dimenticati, una cantina che si trasforma in narrazione del mito di Bacco e poi la Fattoria Sportiva (di cui è testimonial l’olimpionica Gabriella Dorio), la Fattoria che si fa scuola. E’ quell’agricoltura giovane che cerca nuovi orizzonti per evitare che l’Italia, ma anche l’Europa, debba da qui a un decennio misurarsi con il deserto dei campi.