Scelta di vita

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C’erano dei terreni di famiglia ormai in disuso. E così, Salvatore Palmieri ha deciso di scommetterci. Con tanta grinta, passione ed amore per la terra. L’azienda Biotesoro nasce così nel 2016.

“La mia è stata una scelta imprenditoriale, non di certo un ripiego o una naturale successione di attività – esordisce Palmieri, delegato regionale Basilicata di Coldiretti Giovani Impresa – ; sono laureato in Architettura, indirizzo Disegno Industriale, e dopo la laurea ho lavorato in ambito automotive. Dopo qualche anno, nonostante potessi contare su un contratto con una nota casa automobilistica, ho deciso di avviare un’attività nella mia terra, la Basilicata. Così nasce il recupero dei terreni familiari. L’attività di impresa  si basa sulla produzione di ortofrutta fresca, rigorosamente biologica, nello specifico agrumi (clementine, arance, limoni, cedro, pompelmi) e ortaggi di stagione coltivati in pieno campo. Ho anche avviato la coltivazione di una varietà di agrumi che si sta sviluppando molto rapidamente, il finger lime o caviale di limone: si tratta di un piccolo agrume, a forma allungata, al cui interno invece degli spicchi si trovano granuli, simili al caviale, con un sapore assolutamente originale. A questo ho affiancato anche la produzione di ortaggi antichi ed inusuali”.

L’azienda, ad oggi, non fa uso di energie alternative ma sono stati installati dei sensori che monitorano l’umidità del terreno a due profondità, per ottimizzare la preziosa risorsa idrica. “Ho partecipato ad un bando della regione Basilicata di primo insediamento in agricoltura (PSR misura 6.1) ma senza risultare vincitore – prosegue Palmieri -. Stiamo, comunque, procedendo con la realizzazione di un laboratorio polifunzionale per la trasformazione dei nostri prodotti, per dare delle soluzioni ancora più accattivanti ai clienti”.

Tanti i progetti in cantiere ma, naturalmente, non mancano le difficoltà. “L’agricoltura è un settore che sta riscuotendo molto interesse, vuoi per il momento storico, vuoi per un’esigenza che vede un interessamento al mondo rurale e tutto ciò che gli ruota intorno – riflette Salvatore -. Sono molti i giovani che si avvicinano al settore primario. Le difficoltà non mancano, i problemi si possono riscontrare già dalla base, da quell’accesso alle terre inflazionato e divenuto ormai insostenibile se non per pochi. In gran parte dei casi si aggiunge poi il fatto che i terreni costituiscono una sorta di orgoglio come bene patrimoniale, anche se non coltivati. I bandi di sviluppo rurale aprono alla speculazione e in ogni caso mettono sullo stesso piano due categorie differenti: chi succede e si insedia in un azienda già avviata, e quindi a cambiare è solo la ragione sociale, e chi inizia un’attività d’impresa da zero con tutto ciò che comporta la fase di startup. La politica e le istituzioni  devono prendere atto dell’importanza fondamentale e imprescindibile dell’agricoltura, come già detto devono lavorare per dare possibilità a tutti di accedere a un bene come quello agricolo. I bandi di sviluppo rurale, dal canto loro, dovrebbero essere  strutturati in modo da limitare pratiche arriviste, trattare in modi differenti categorie differenti e, soprattutto, rispettare i tempi di erogazione dei premi, perché l’imprenditoria viaggia veloce e ad oggi la politica non riesce a stare al passo. Devono essere premiate le innovazioni tecnologiche e di sistema che​ siano davvero tali, per esempio è considerata innovativa una macchina agricola costruita nei due anni precedenti il bando”.

Idee chiare, tanta voglia di crescere. “Sono realista, il settore agricolo ha una potenzialità enorme che è data dalle idee e dalle aspettative degli agricoltori, idee che sono proiettate verso la salvaguardia ambientale e la sostenibilità tutta, che abbraccia tre dimensioni: quella del benessere dell’ecosistema, quella del miglioramento sociale, quella della resilienza economica – conclude Salvatore -. La generazionedei millenials, ma anche chi ormai è meno giovane, ha bisogno di trasparenza, di chiarezza e di serietà; tutte caratteristiche che aumentano la reputazione di una classe sociale, che è quella di chi si sporca le mani con la terra. Così, oltre che raccontare, bisognar far vivere ai consumatori ciò che si sta vendendo, dando il via a quell’agricoltura esperienziale, fatta di sensazioni, di attimi, di colori, che potrà ad esempio portare ad offrire soluzioni impensabili o dimenticate, come la possibilità di dormire sul fieno e cucinare raccogliendo direttamente da sé i prodotti agricoli”.

di Antonio Longo