Ritorno al suolo

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Si svolge questa settimana a Rimini il tradizionale incontro di Ecomondo/Keyenergy/Cooperambiente in cui si affrontano temi della sostenibilità, del riciclo e delle energie rinnovabili. Filo conduttore della quattro giorni di incontri è la Green Economy, i cui Stati Generali quest’anno presentano il rapporto “Relazione della green economy in Italia“, elaborata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Nel rapporto un capitolo particolare è dedicato all’utilizzo sostenibile e alla difesa del suolo. E non perché questo 2015 sia l’anno a esso dedicato dalla FAO, ma perché è anche da lì, da un maggiore rispetto del suolo, che passa la Green Economy dell’agricoltura. Risorsa finita e non rinnovabile, il suolo, una volta degradato, richiede periodi lunghi prima di ricostituirsi. Ma, numeri alla mano, tra il 2008 e il 2013 in Italia esso è stato consumato – ovvero irrimediabilmente perso – al ritmo di 55 ettari al giorno. Ed è proprio il suolo agricolo a subire le maggiori pressioni. Abbandono, innanzitutto. “I terreni coltivati vengono lasciati incolti a ritmi preoccupanti” dice il rapporto: dagli anni  Cinquanta ad oggi è stato perso ¼ della superficie agricola nazionale. L’abbandono colpisce le aree interne, pedemontane, collinari. Insomma, quel tanto decantato ambiente rurale che invece bisognerebbe proteggere. Ma politiche agricole e fondiarie carenti o inefficienti, deficit di servizi nelle zone rurali, redditività agricola non attrattiva spingono ad una migrazione verso altre professioni, verso altri ambienti di vita. È poi ancora molto diffusa una pratica agricola che dedica al suolo in quanto tale molta poca attenzione e che ancora si basa su concetti nati in altre epoche, dove i ritmi e le intensità delle lavorazioni dei terreni avevano un’aggressività minore, per forza di cose. L’uso che oggi si fa del suolo è spesso insostenibile: lavorazioni profonde, perdita di sostanza organica e conseguentemente di fertilità, dilavamento, salinizzazione sono solo alcune delle problematiche che fanno soffrire oggi i suoli agricoli, con conseguenze non solo locali ma più ampie e generali. Se a questo si aggiunge il cambiamento climatico, che in Italia pone a rischio aridificazione ben il 20% dei terreni agricoli, si capisce come ad esser sotto minaccia non sia solo il suolo, ma ciò che esso in primis rappresenta: sicurezza della produzione alimentare e salute per intere popolazioni.

È necessario intervenire in diversi ambiti e il rapporto ne elenca alcuni:

  • Concentrare le risorse sullo sviluppo e diffusione di tecniche di valorizzazione delle risorse naturali (suolo, acqua, biodiversità) e di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico, anche esaltando la capacità di assorbire carbonio da parte dei sistemi forestali, pascolativi ed agricoli.
  • Promuovere ulteriormente l’agricoltura condotta secondo modelli sostenibili;
  • Prevedere opportune sistemazioni idraulico agrarie per ridurre il dissesto idrogeologico e l’erosione superficiale;
  • Applicare tecniche di agricoltura conservativa, di non lavorazione o di minima lavorazione, per rallentare l’ossidazione della sostanza organica e ridurre la compattazione;
  • Sviluppare tecniche di gestione del terreno finalizzate e ridurre fortemente le concimazioni chimiche ed aumentare la sostanza organica: rotazioni razionali, concimazioni organiche, uso massiccio di compostati, interramento dei residui colturali, colture da sovescio, pacciamature, inerbimento controllato, forte riduzione degli input chimici nelle strategie di difesa dai parassiti, eliminazione della pratiche dell’abbruciamento delle stoppie e dei residui di potatura;
  • Promuovere produzioni di agrobioenergie rinnovabili, non in contrasto col food, con la duplice funzione di ridurre le emissioni di gas climalteranti e di produrre energia in sostituzione a quella prodotta da fonti fossili;
  • Avviare interventi volti ad una gestione sostenibile del patrimonio forestale per la mitigazione e l’adattamento climatico, per la fornitura di energia rinnovabile in sostituzione delle fonti fossili, come occasione di sviluppo territoriale, industriale ed occupazionale;
  • Sviluppare la ricerca sui bio-materiali e promuovere la chimica verde;
  • Aumentare dell’efficienza irrigua e del riuso delle acque depurate.

Queste le proposte che verranno presentate a Rimini in questi giorni a 200 attori del settore agricolo e ambientale, non da ultimo il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Gian Luca Galletti .

Articolo di Maria Luisa Doldi