Quote latte, rischio multe

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Dopo tre anni torna il pericolo multe per le quote latte. La produzione nazionale rischia di superare il fatidico tetto dei 10 milioni e 883mila tonnellate assegnato dall’Unione Europea all’Italia, oltre il quale scatta il cosiddetto splafonamento e le sanzioni conseguenti.

È la Coldiretti a lanciare l’allarme sulla base dell’andamento della produzione di latte in Italia nel 2012/2013.

“I dati relativi alla campagna in corso – sottolinea Coldiretti – indicano un aumento della produzione e, nonostante gli effetti sugli allevamenti della siccità e del caldo estivi, si rischia seriamente di oltrepassare il limite oltre il quale scattano le “multe” dell’Unione Europea, come nel passato. A metà campagna, in particolare, si  registra un incremento di circa il 2% rispetto a quella precedente, con un esubero di 150 mila tonnellate, che si tradurrebbe in un prelievo nazionale pari a 40 milioni di euro.

Questa è la terz’ultima campagna lattiera in cui vige il regime delle quote che secondo l’Unione Europea sparirà nel 2015. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte.”

Per ultimo con la legge di stabilità è stata introdotta una efficace norma per la riscossione coattiva, che prevede di affiancare all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) l’esperienza e la capacità operativa di Equitalia e della Guardia di Finanza.

Dei quasi 4.000 milioni dovuti complessivamente per la multa, 1.700 milioni sono stati versati dallo Stato per sanare il periodo 1984-1996. Il prelievo complessivamente richiesto ai produttori per il periodo successivo ammonta a 2.264 milioni di euro, di cui ne sono stati riscossi solo 246 e altri 346 milioni sono in rateizzazione con la legge n. 119/2003. 175 milioni sono ormai irrecuperabili per fallimento, per incapacità definitiva di versare, per sentenza di annullamento.

Restano quindi da riscuotere circa 1.500 milioni, di cui 700 non sono al momento esigibili a causa di sospensive giurisdizionali mentre 800 sono esigibili. L’Agea ha intimato il pagamento del prelievo esigibile ai circa 2.000 produttori coinvolti. 600 di loro devono pagare somme superiori a 300.000 euro, cioè la gran parte del debito. La stragrande maggioranza dei circa 40 mila allevatori presenti in Italia, nel corso degli ultimi anni – conclude la Coldiretti – si è invece messa in regola acquistando o affittando quote.