Promuovere un reale cambiamento in agricoltura  

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valentina tomezzoli

Laureata in design al Politecnico di Milano ma con una profonda passione per l’agricoltura che si tramanda di generazione in generazione. Insieme al padre Antonio, è Valentina Tomezzoli che conduce la gestione dell’azienda di famiglia. Peculiarità della realtà produttiva è il riso biologico Restello, in produzione a partire dall’anno 2012, ad integrazione delle altre colture già in essere. “Ad indirizzo biologico, con diverse colture, dai seminativi alla frutta, è con il riso che l’azienda ottiene pienamente soddisfazione, – esordisce Valentina – il prodotto viene seguito interamente dalla semina alla vendita, il riso infatti è coltivato, essiccato, lavorato, confezionato e in buona parte anche venduto dall’azienda stessa. E’ stato scelto il riso in quanto l’azienda è localizzata nell’area IGP del Vialone Nano, ed è prodotto solamente nelle due varietà, quella appena nominata ed il Carnaroli. La scelta non è casuale, si tratta infatti di due tipologie di riso “nobili”: il Carnaroli, indicato come il “re dei risi”, ha caratteristiche del tutto differenti rispetto al Vialone nano, considerato il chicco per eccellenza nella realizzazione di risotti alla Veneta”.

Netta la scelta verso il biologico. “L’opzione prescelta nasce da esigenze strategico-economiche, per differenziarsi in un settore già molto saturo, ed etico-ambientali, in quanto l’azienda crede in un’agricoltura sostenibile per un ambiente e, di conseguenza, anche per prodotti più sani, – prosegue la Tomezzoli – il riso Restello si distingue per tracciabilità, sostenibilità ed eccellenza. Prodotti tracciabili perché controllati interamente in azienda; sostenibili per la scelta di una produzione biologica, una lavorazione gestita con energia rinnovabile da pannelli fotovoltaici aziendali e imballaggi riciclati o riciclabili; eccellenza nella scelta delle due varietà nobili con produzione nella zona IGP del Vialone nano”.

L’azienda sfrutta l’energia rinnovabile prodotta dai propri pannelli fotovoltaici per tutta la lavorazione del riso. La pilatura del chicco, il controllo con fotocellula ottica di ultima generazione e l’insacchettamento avvengono servendosi unicamente di energia green. “Agisci bene, mangia meglio è il nostro slogan, sceglierci significa, oltre che mangiare sano, selezionare con coscienza un’azienda che agisce in modo etico, – evidenzia Valentina – abbiamo partecipato nel 2015, e siamo in elenco anche quest’anno, al premio Oscar Green di Coldiretti nella categoria WeGreen. L’aspetto su cui facciamo leva è proprio il concetto di essere un’azienda totalmente sostenibile guardando al biologico non solo come metodo produttivo ma come vero e proprio approccio aziendale. Il nostro prodotto di punta, per cui siamo più riconosciuti, è la bottiglia in vetro di riso sottovuoto: una bottiglia di latte riciclata, sanificata, serigrafata a caldo, in modo da ottenere un’etichetta perenne, senza l’ausilio di colla e carta che svanirebbero nei lavaggi, utilizzata per ottenere il prodotto sottovuoto nel modo più ecologico possibile. Qiuindi, niente plastica, solo vetro e alluminio riciclabili. L’obiettivo della bottiglia è di servire come contenitore del riso in modo continuativo: il pacco in carta da 1kg servirà per riempire nuovamente il contenitore in vetro”.

E non mancano altri progetti in cantiere: “Abbiamo in mente un’estensione della linea di prodotti derivati nel settore alimentare, come latte di riso e farina bianca, e cosmetico, per esempio creme, maschere, tonici, nonchè la realizzazione di un agriturismo fondato sui valori dell’azienda, in cui permettere alle persone di avere un contatto diretto con la natura, creando una sorta di oasi dove staccare dalla monotonia della vita in città”.

Il settore agricolo attuale affronta diversi problemi, soprattutto legati ai bassi ricavi rispetto ai costi delle sementi e del lavoro sul campo. “Specialmente nel mondo dei cereali molte aziende non riescono a coprire o arrivano a pari degli sforzi sostenuti per mantenere l’azienda, – spiega Valentina – di recente ho partecipato a Verona ad una conferenza in cui si è discusso della crisi in vari settori del mondo agricolo e del confronto con la GDO, tra le varie tematiche un suggerimento mi ha colpito particolarmente: le imprese agricole hanno bisogno di arrivare all’utente finale, coprendo più fasi della creazione del valore dei prodotti. Ovvero non devono fermarsi a produrre e vendere, ma devono cercare di trasformare occupandosi anche della fase di lavorazione dei prodotti. Ho sentito chiamare in causa la nostra azienda: è proprio con la parte dedicata al riso, dove ci occupiamo dalla semina alla vendita, che abbiamo maggiori soddisfazioni. Ci auguriamo che molte altre aziende arrivino a questo livello e che possano sperimentare la soddisfazione di vendere il proprio prodotto a persone veramente interessate, non al prezzo, ma alla storia che sta dietro a ciò che comprano. In tal senso, il suggerimento che lanciamo alla politica italiana è di dare più spazio all’innovazione in agricoltura, incentivando attività che promuovano il cambiamento delle aziende a fronte di un maggiore adattamento alle esigenze del mercato. Siamo, comunque, ottimisti, speriamo che il settore agricolo trovi un momento positivo uscendo da questa crisi economica. Crediamo nella potenza del settore alimentare italiano, uno dei capisaldi del “Made in Italy” nel mondo: ci auguriamo di trovare più spazio anche nelle esportazioni, aumentando il fatturato medio delle aziende agricole italiane. Crediamo anche nella collaborazione, vorremmo vedere più unione e crescita, creando minor competizione e maggiore collaborazione”.

di Antonio Longo