Produzione agricola: +1,5% nel 2018

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La produzione totale dell’agricoltura italiana ha segnato nel 2018 un aumento dell’1,5%. Questo il primo dato annunciato dall’Istat, che nei giorni scorsi ha presentato una stima preliminare dell’andamento del settore agricolo nel suo insieme per l’anno appena trascorso.

In particolare, rileva l’istituto, la crescita più marcata è stata registrata da alcune produzioni da coltivazioni arboree, come vino (+14,3%) e frutta (+1,4%). Tra le coltivazioni erbacee gli aumenti più rilevanti risultano quelli delle piante industriali (+7,0%), delle coltivazioni cerealicole (+3,5%) e degli ortaggi e i prodotti orticoli (+2,1%). Segno negativo pesante, invece per la produzione di olio d’oliva, che ha registrato un calo del 36,9%. Battuta d’arresto anche per le produzioni agrumicole (-6,8%).

Sul fronte della zootecnia dati solo leggermente peggiorati rispetto al 2017 (-0,5%). La crescita in volume delle attività dei servizi è modesta (+0,4%) e le attività secondarie continuano a segnare dinamiche positive (+1,3%), soprattutto nel settore dell’agriturismo (+1,5%).

Capitolo prezzi alla produzione: la crescita complessiva e’ stata dell’1,4%, a sintesi di un incremento (+3,8%) dei prezzi delle produzioni vegetali e di una flessione (-2,2%) di quelle zootecniche. I costi sostenuti dagli agricoltori sono aumentati del 5,4%: a una crescita delle quantità impiegate (+0,9%) si è associato un deciso aumento dei prezzi (+4,4%). L’andamento congiunto dei prezzi dell’output e dell’input ha indotto nel 2018 un peggioramento della ragione di scambio per il settore agricolo. Nel complesso, il valore aggiunto lordo ai prezzi di base è aumentato del 2,0% in volume, mentre le unità di lavoro sono cresciute solo dello 0,2%. In forte risalita è risultato il livello dei contributi alla produzione (+16,8%), dopo il calo del 18,8% registrato nel 2017.  Il reddito dei fattori è cresciuto del 5,3% in valore e conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha segnato un incremento del 3,7%. A livello europeo, l’Indicatore A di reddito agricolo (ha presentato un calo del 3,1%.

I dati Istat, abbinati a quelli di Ocse che registra un calo dello 0,2% dell’occupazione –ha commentato Cia-Agricoltori Italiani- dimostra quanto da tempo andiamo dicendo: l’agricoltura italiana, nonostante problemi strutturali e fenomeni avversi climatici, tiene botta con il lavoro duro e costante degli imprenditori’‘. Sull’occupazione nel settore Cia-Agricoltori Italiani ricorda gli annosi problemi legati ai costi della produzione, spesso appesantiti dalla burocrazia, che influiscono negativamente su questo indicatore. “A ciò si aggiunge -lamenta la confederazione agricola-  una condizione non favorevole alla nascita di nuove imprese o al concretizzarsi di un reale cambio generazionale. Basti pensare che l’Italia e’ all’11/mo posto in Ue nei trasporti e solo il 4,4% ha una connessione a banda larga”. Dall’associazione professionale si ribadisce la necessità di  un grande piano agro-industriale che potrebbe creare fino a 100 mila nuovi posti di lavoro generando Pil e ricchezza.

Per Confagricoltura si chiude un bilancio positivo ma preoccupano alcuni comparti e soprattutto la forbice prezzi costi-ricavi che ha inciso negativamente sul fronte della competitività delle imprese. “Sono dati che lasciano ben sperare anche se occorrerà attendere quelli definitivi“, commenta l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, nel rilevare gli aspetti che devono indurre a prestare attenzione nei mesi a venire. Alcuni comparti, infatti, come le produzioni olivicole e quelle agrumicole, hanno avuto una battuta d’arresto, particolarmente incisiva per l’olio. Ma soprattutto permane la preoccupazione per il peggioramento della ragione di scambio: i costi sostenuti dagli agricoltori sono aumentati del 4,4% in termini di prezzi, mentre quelli dei prodotti agricoli appena dell’1,4%”.

Emiliano Raccagni