Più agricoltura per sfamare il mondo

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L’Opinione di

Giuseppe Politi, Presidente di Cia

Davanti ai dati drammatici Fao sulla fame nel mondo (il 12 per cento della popolazione del pianeta non ha un sufficiente sostentamento alimentare e in Africa una persona su cinque è denutrita) si impongono precise scelte. Occorre raddoppiare la produzione agricola mondiale per soddisfare i bisogni di una popolazione che nel 2050 sarà di 9 miliardi di persone; aumentare gli investimenti per incrementare la produttività agricola nei paesi in via di sviluppo; individuare una strategia comune per limitare il drammatico impatto delle crisi alimentari; ‘no’ a politiche neo-protezionistiche; regole certe per riequilibrare i mercati; priorità alla disponibilità e all’uso efficiente dell’acqua; adattare l’agricoltura ai mutamenti climatici; tutelare i redditi degli agricoltori.

Pur se la Fao annota nel suo rapporto che la fame nel mondo mostra una diminuzione, lo scenario rest estremamente grave. L’emergenza cibo va affrontata con politiche realmente incisive e soprattutto con uno sviluppo adeguato e consistente dell’agricoltura che può contribuire in maniera determinante alla lotta alla fame e alla povertà nel mondo. E’, quindi, tempo di una svolta decisiva. Dalle parole bisogna passare agli atti concreti. In tale contesto rimane centrale il ruolo dell’impresa agricola e degli agricoltori che devono essere coinvolti nelle strategia da portare avanti per sconfiggere l’emergenza alimentare.

Siamo, dunque, favorevoli ad una nuova consistente crescita di un’agricoltura che con le sue risorse contribuisca a sfamare intere popolazioni. Sarebbe un passo importante per destinare milioni di ettari di terra per produrre alimentazione e dare così risposte a chi oggi soffre il dramma della fame, circa  un miliardo di persone.

L’obiettivo, insomma, deve essere uno solo: più agricoltura per nutrire il pianeta. Serve un reale sviluppo agricolo che, oltretutto non permette solo di contrastare efficacemente la fame, la malnutrizione e la povertà, ma può avere un impatto molto positivo e rilevante sull’economia delle aree rurali. Più produttività agricola e maggiori redditi per gli agricoltori portano, infatti, ad una crescente domanda per beni non-alimentari e, di conseguenza, ad un incremento dell’occupazione in generale e degli standard di vita.