Per il recupero dei terreni abbandonati…

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Suoli non coltivati e in stato di abbandono o semi-abbandono non sono purtroppo una raritĂ  del paesaggio agricolo italiano. Per il recupero di tali terreni e far fronte ai problemi ecologici ( ed economici) derivanti dal loro abbandono o bassa redditivitĂ  arriva dal CRA Piemonte – il consiglio per la ricerca in Agricoltura – una proposta  che rappresenta allo stesso tempo una possibilitĂ  di reddito per l’azienda e una misura di cura del territorio: l’impianto arboreo misto di alberi a rotazione rapida (per la produzione di biomassa  a fini energetici) e latifoglie miste (per la produzione di legname pregiato).

I vantaggi di un tale sistema sono molteplici, sia di natura economica che di natura ambientale. Per l’Azienda esso rappresenta la possibilità di creare una fonte di introiti regolare a breve termine (il bosco ceduo) e a lungo termine (il legname pregiato) su un terreno che altrimenti o rendeva poco o era in abbandono, con un impegno lavorativo  di investimento accessibile ed eventualmente  compatibile in termini di tempo con altre attività. Dal punto di vista ambientale si possono elencare tutti i vantaggi di una coltivazione a bassi input chimici rispetto all’abbandono del terreno: accumulo di CO2, creazione di oasi di biodiversità, misura contro l’erosione del suolo, etc.

Come si realizza concretamente tale impianto? Lo vediamo analizzando uno degli impianti pilota presenti in Piemonte, in una zona, tra l’altro, a bassa resa agricola per questioni geografiche. A Brusnengo, in provincia di Biella, su un appezzamento di dimensioni ridotte (0.5 ettari) sono state piantate file doppie di salice (cv Drago) e pioppo (cv Orio, Baldo e Pegaso), con densità di impianto di 2380/ettaro, alternate da file singole contenti diverse latifoglie (ciliegio, pero, tiglio, acero), con densità di impianto di 139 piante/ettaro.

“Dal 2005 ad oggi  l’impianto si è sviluppato in maniera soddisfacente – afferma il Dr Gianni Facciotto che al CRA segue questo progetto – . Le rese del bosco ceduo si aggirano attorno a 68 odt/ettaro che è un buon risultato, considerando il tipo di impianto. Anche i tronchi delle latifoglie pregiate si stanno sviluppando in maniera soddisfacente“. Un tale impianto presenta numerosi vantaggi e semplificazioni gestionali: le latifoglie pregiate sono protette dai danni del vento nei loro primi anni di vita dal bosco ceduo circostante; la varietĂ  di piante e l’uso di cloni resistente limita eventuali danni da malattie e parassiti; la posa delle latifoglie nella densitĂ  finale di impianto sin dall’inizio limita i lavori di diradamento così come anche sono limitati gli interventi di potatura per via della competizione luminosa esercitata dal bosco ceduo.

La proposta qui presentata si inserisce bene come soluzione in quelli che sono alcuni aspetti problematici dell’agricoltura italiana. A parte l’abbandono dei terreni e la bassa redditività di certe colture agricole, vi è la necessità di fare combaciare produzione alimentare e produzione di biomasse  a scopo energetico. A tutte queste sfide la tecnica descritta risponde in maniera positiva. Ricordiamo qui brevemente che le biomasse in Italia costituiscono un elemento importante nella produzione di energia rinnovabile. Nel 2013, secondo dati del GSE, il 44% della energia rinnovabile sarebbe derivata da biomasse e le biomasse solide (essenzialmente legno) contribuiscono non solo alla produzione di energia elettrica (cogenerazione) ma dominano nella produzione di energia termica. La richiesta di biomassa legnosa per la produzione di energia in Italia è coperta grazie all’importazione di circa 5,71 milioni di metri cubi di legna.

NOTA: La presentazione di questo progetto di CRA Piemonte è avvenuta nell’ambito della conferenza internazionale EUBCE sulle biomasse, tenutasi a Vienna nei giorni 1-4 giugno 2015

Articolo di Maria Luisa Doldi