Nuove opportunità per i giovani dall’evoluzione tecnologica

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Ingegneri meccanici con forte propensione all’informatica e all’elettronica: ce n’è bisogno per progettare nuove macchine ma soprattutto per farle funzionare nelle moderne aziende agricole. È questa la figura professionale che cercano i costruttori di macchine agricole, secondo quanto scaturito da un’indagine svolta presso i costruttori stessi e commentata dal presidente Alessandro Malavolti al convegno “Evoluzione tecnologica applicata alla meccanizzazione agricola: opportunità per i giovani” organizzato dal Ciheam-IAMB di Bari ad Agrilevante. “La meccanizzazione agricola è un settore in crescita, in Italia come nell’intero Mediterraneo – ha introdotto il direttore dell’Istituto Agronomico Mediterraneo Maurizio Raeli – e abbiamo diversi progetti con Paesi mediterranei, cito uno riguardante l’Egitto che coinvolge 24.000 agricoltori attraverso sostegni alla meccanizzazione. Stella polare della nostra attività è lo sviluppo sostenibile, con la creazione di sinergie fra settore privato, strutture accademiche e istituzioni pubbliche anche per la meccanizzazione”. “Oggi cresce l’opportunità di nuovi processi formativi da parte delle Università – ha aggiunto Raelio – e anche noi offriamo contributi formativi in tale direzione”. Sulla necessità di nuove figure professionali, calibrate sui bisogni della moderna agricoltura, è intervenuto ancora Malavolti, partendo dall’importante ruolo dell’Italia come Paese produttore di macchine agricole. «L’Italia si gioca con la Germania il secondo posto al mondo, dopo gli Usa, nella produzione di macchine agricole, ma è il primo in quella di macchine per colture specializzate, coerentemente con la sua vocazione per frutta e verdura, uva da tavola e da vino, olivo, agrumi. Perciò noi costruttori ci siamo specializzati in macchine per queste colture, senza trascurare quelle da pieno campo, per i seminativi». I costruttori di macchine agricole non cercano però solo ingegneri e progettisti: «abbiamo bisogno anche di tecnici capaci di programmare le macchine nelle aziende agricole – ha detto Malavolti – preparati nei diversi territori per massimizzare l’uso delle risorse meccaniche, cioè in grado di rendere le macchine disponibili all’uso da parte degli agricoltori. La nostra realtà è l’agricoltura di precisione, e la prospettiva è l’Agricoltura 5.0, cioè la robotica applicata all’agricoltura, in particolare nelle operazioni che richiedono tanta manodopera, come la raccolta del pomodoro, delle olive, dell’uva, della frutta e della verdura. E avremo bisogno di tecnici nelle campagne anche per far funzionare i robot».