Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 26 agosto il decreto del 9 luglio 2020 “Misure in favore dell’imprenditoria femminile in agricoltura” emanato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Il decreto, lungo il solco tracciato dall’art. 1, comma 504, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, stabilisce i criteri e le modalità di concessione di mutui a tasso zero, nel limite di 300 mila euro, per la durata massima di quindici anni comprensiva del periodo di preammortamento.
Il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 30 dicembre 2019 ha disposto l’istituzione nello stato di previsione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del capitolo “Fondo rotativo per favorire lo sviluppo dell’imprenditoria femminile in agricoltura”, con uno stanziamento, in termini di competenza e di cassa, pari a 15 milioni di euro per l’anno 2020.
Sarà Ismea il soggetto che avrà il compito di ricevere, istruire e deliberare le domande di accesso alle agevolazioni nonché di erogare i relativi mutui agevolati. Le domande di ammissione alle agevolazioni devono indicare il nome e le dimensioni dell’impresa, la descrizione e l’ubicazione del progetto, l’elenco delle spese ammissibili e l’importo del finanziamento necessario per la realizzazione del progetto e devono essere presentate a ISMEA secondo le modalità indicate nelle istruzioni applicative che verranno a breve approvate.
I requisiti
Le agevolazioni si applicano alle micro imprese e piccole e medie imprese, in qualsiasi forma costituite, che presentino progetti per lo sviluppo o il consolidamento di aziende agricole, attraverso investimenti nel settore agricolo e in quello della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli.
Alla data di presentazione della domanda, le imprese devono essere in possesso dei seguenti requisiti: essere regolarmente costituite ed iscritte nel registro delle imprese; esercitare esclusivamente l’attività agricola ai sensi dell’art. 2135 del codice civile; essere amministrate e condotte da una donna, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo o di coltivatore diretto come risultante dall’iscrizione nella gestione previdenziale agricola ovvero, nel caso di società, essere composte, per oltre la metà numerica dei soci e delle quote di partecipazione, ed amministrate, da donne, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo o di coltivatore diretto come risultante dall’iscrizione nella gestione previdenziale agricola; avere sede operativa nel territorio nazionale, essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali; non rientrare tra le imprese che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea; non rientrare tra le imprese in difficoltà.
Le misure
Per la realizzazione dei progetti sono concessi mutui agevolati, a un tasso pari a zero, della durata minima di cinque anni e massima di quindici anni, comprensiva del periodo di preammortamento, e di importo non superiore a 300 mila euro e comunque non superiore al 95% delle spese ammissibili, nel rispetto dei massimali previsti dalla normativa comunitaria.
L’impresa beneficiaria deve garantire la copertura finanziaria del programma di investimento, comprensivo dell’IVA, apportando un contributo finanziario, attraverso risorse proprie ovvero mediante finanziamento esterno pari almeno al 20% delle spese ammissibili complessive. Il mutuo agevolato deve essere assistito da garanzie per l’intero importo concesso, maggiorato del 20% per accessori e per il rimborso delle spese, acquisibili nell’ambito degli investimenti da realizzare.
Gli obiettivi dei progetti
I progetti finanziabili devono perseguire almeno uno dei seguenti obiettivi: 1) miglioramento del rendimento e della sostenibilità globale dell’azienda agricola mediante una riduzione dei costi di produzione o un miglioramento e riconversione della produzione e delle attività agricole connesse; 2) miglioramento delle condizioni agronomiche e ambientali, di igiene e benessere degli animali purché non si tratti di investimenti realizzati per conformarsi alle norme dell’Unione europea; 3) realizzazione e miglioramento delle infrastrutture connesse allo sviluppo, all’adeguamento ed alla modernizzazione dell’agricoltura.
di Antonio Longo