L’ottima performance dell’agricoltura del Sud Italia

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L’agricoltura traina la ripresa dell’economia del Mezzogiorno. A decretarlo e’ il rapporto ISMEA – SVIMEZ sull’agricoltura del Sud Italia i cui dati sono stati ufficialmente presentati nei giorni scorsi. Il settore primario diviene, quindi, protagonista assoluto per la ripresa delle regioni meridionali, evidenziando un’ottima performance: crescono valore aggiunto, esportazioni, investimenti e occupazione, al Sud ancor più che al Nord. Particolarmente significativa è la dinamica dell’occupazione giovanile, cresciuta nel Mezzogiorno del 12,9%, più della media italiana. E anche il peso dell’imprenditorialità giovanile agricola è in evidente crescita: quasi 20 mila imprese il saldo positivo al Sud nei primi mesi dell’anno scorso. “Forse ha sorpreso il ruolo trainante avuto dall’agricoltura meridionale nell’exploit del 2015 che ha visto il Sud invertire la rotta negativa e crescere più del Centro – Nord, – ha sottolineato Adriano Giannola, presidente di Svimez -. Un ruolo confermato nel 2016, a indicare che la positiva dinamica del valore aggiunto agricolo meridionale, cresciuto nel 2015 in modo eccezionale (7,3%) non è un episodio isolato. Il rapporto traccia il quadro di una evoluzione strutturale del settore che – secondo le  linee dell’ odierna politica agraria dell’ Unione –  persegue con crescente efficacia una strategia di multifunzionalità come obiettivo della ristrutturazione del mondo agricolo”. Entrando più nel dettaglio degli esiti dell’analisi condotta, balza subito in evidenza come, per la prima volta dopo molti anni, nel 2015 il Mezzogiorno è cresciuto più del resto del Paese. Infatti, il Pil del Sud registra una crescita dello 0,8%, contro lo 0,5% del Centro-Nord. E come anticipato, protagonista della ripresa dell’economia meridionale è l’agricoltura: la sua crescita (+7,3%%) è molto maggiore di quella dell’agricoltura del Centro-Nord (+1,6%) e, nell’area, estremamente migliore di quella dell’industria (0,3%) e dei servizi (+0,8%).

Le regioni meridionali che hanno avuto gli andamenti migliori nel 2015 sono state Calabria, grazie soprattutto all’olio d’oliva, anche se non bisogna dimenticare che il settore olivicolo nel 2016 ha vissuto una pessima annata con pesanti flessioni produttive, a causa di fenomeni atmosferici e legati a infestazioni di parassiti; e Campania, con aumenti del valore della produzione superiori al 40%. Numeri confortanti anche sul fronte dell’export. Nel 2015 le esportazioni italiane sono state pari a 36,8 miliardi (+7,3%). Nel 2015 sono cresciuti del 15,5% i prodotti agricoli meridionali (Centro Nord +9,6%) e del 7,6% quelli alimentari del Sud (Centro Nord +6,3%). In Europa il principale Paese importatore di prodotti alimentari meridionali è la Gran Bretagna. Altrettanto interessanti i dati relativi agli investimenti e alla produttività. Nel 2015 il valore degli investimenti fissi lordi in agricoltura al Sud si è attestato su 2 miliardi e 217 milioni (+9,6% rispetto al 2014).

Conseguenze positive si sono, quindi, registrate sul versante dell’occupazione al cospetto di tale trend favorevole. Nel 2015 l’occupazione agricola al Sud era pari a circa 500 mila unità (+3,8% rispetto al 2014, pari a 18 mila persone). L’aumento ha riguardato sia i dipendenti che gli autonomi, ma al Sud sono più i primi, nel Centro Nord i secondi. I posti di lavoro continuano a crescere anche nel 2016 (+5,8% nel primo trimestre, +6,5% nel secondo). L’aumento riguarda soprattutto i giovani under 35 (+9,1%). L’agricoltura ha, pertanto, assunto un ruolo di primo piano nella creazione di nuova occupazione giovanile al Sud. Anche il peso dell’imprenditorialità giovanile agricola è in forte crescita: quasi 20 mila imprese il saldo positivo al Sud dei primi mesi del 2016. Il maggior contributo è venuto dalla Basilicata, dalla Calabria e dal Molise, seguite a ruota da Campania, Sicilia e Sardegna. Anche se ancora tanta strada vi è da percorrere per assistere ad un vero e proprio ricambio generazionale. Leggendo i “numeri” dell’analisi scaturisce un’altra importante riflessione circa la multifunzionalità: se è vero che la diversificazione del settore agricolo si stia sviluppando sempre più nel corso degli ultimi anni, nel Sud le attività connesse alle aziende agricole valgono 958 milioni e concorrono per il 5% al Valore aggiunto del settore primario, il Mezzogiorno è, quindi, ancora indietro rispetto al Centro Nord, emblematico il caso degli agriturismi, che nelle aree meridionali sono meno del 20% del totale nazionale.

Un’ulteriore spinta per il Mezzogiorno potrebbe giungere grazie alle produzioni Igp e Dop. Nel Sud le Indicazioni Geografiche Protette sono 41, le Denominazioni di Origine Protetta 65. Oltre il 70% dei riconoscimenti riguarda 4 Regioni, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. La categoria più numerosa è quella degli ortofrutticoli, 47, seguita dagli oli, 26, e dai formaggi, 14. Tra i primi 5 prodotti che in Italia determinano da soli oltre il 60% del fatturato all’origine, ve ne è uno solo meridionale, la mozzarella di bufala. Per quanto riguarda i vini, sono Puglia e Sicilia i due bacini meridionali più rilevanti. Tra le prime 10 DOP solo 2 sono meridionali, Montepulciano d’Abruzzo e Sicilia. Per quanto concerne le diverse filiere, l’agricoltura nel Mezzogiorno è orientata in prevalenza alle produzioni vegetali, molto meno alla zootecnia. Il Sud detiene, infatti, quasi la metà (46%) del valore della produzione vegetale, la zootecnia il 16,4% e le attività di supporto il 15,2%.

I comparti più significativi sono le coltivazioni erbacee, il 48% delle quali è nel Mezzogiorno, la filiera del grano duro, le coltivazioni legnose, la filiera degli agrumi, quella dell’olio d’oliva e quella del vino. Il Sud fornisce la quasi totalità della produzione nazionale di agrumi (99,9%) e una quota rilevante della produzione olivicola e orticola, ma anche vitivinicola e cerealicola. Lo studio evidenzia che per aumentare la competitività del settore agrumicolo bisogna modernizzare le aziende, rinnovare le varietà coltivate, investire nella commercializzazione e nel marketing. Mentre nel settore vitivinicolo, mediamente il ricavo dei vigneti del Sud è inferiore a quello delle regioni settentrionali e particolarmente penalizzata è la Sicilia. Tirando le somme, dopo tanti anni di sofferenza il Sud prova a rialzare la testa e ad avviare un percorso virtuoso in grado di valorizzare l’enorme potenziale che possiede. L’obiettivo dei prossimi anni sarà, quindi, quello di confermare gli incoraggianti dati registratisi nel recente passato.

Di Antonio Longo