L’importanza della gestione idrica

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In occasione della giornata mondiale dell’acqua, celebrata recentemente, Coldiretti guarda all’attualità: pochi giorni fa il fiume Po era in secca con lo stesso livello idrometrico della scorsa estate di -2,6 metri registrato ad inizio agosto, per effetto della lunga assenza di precipitazioni che mette in allarme siccità il nord all’inizio della primavera quando le coltivazioni hanno più bisogno di acqua. Una situazione di magra che si registra in tutti i principali fiumi del bacino, ma anche passando ai laghi, quello di Como che a Malgrate si trova sotto la media del periodo con un livello di riempimento del 12%. “La sofferenza idrica al nord– precisa la Coldiretti- mette a rischio le operazioni di semina delle principali coltivazioni  come il mais e la soia necessarie per l’alimentazione degli animali, ma anche le piantine di barbabietola già in campo. Una mancanza di acqua che a fine inverno preoccupa l’agricoltura in generale perchè mina le riserve idriche necessarie per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere”.

In questi giorni, si sono pronunciate sul tema dell’importanza della gestione della risorsa idrica anche le principali organizzazione di rappresentanza professionale agricole.  Secondo CIA “Affrontare la crisi socio-economica scaturita dalla pandemia anche come occasione di rilancio del Paese, vuol dire mettere mano, subito, a tutela e potenziamento delle risorse di cui l’Italia è più ricca. Tra queste il patrimonio idrico per il quale, negli anni, non si è compiuto alcun progresso di reale peso. Ne tenga conto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, portando i fondi Ue anche sull’ammodernamento delle infrastrutture irrigue, anche in ottica sostenibile”. In gioco, per CIA, la tenuta ecosistemica del pianeta e, in particolare, del territorio italiano che continua a soffrire per erosioni, frane e smottamenti, sotto 1000 millimetri di pioggia che ogni anno cade sullo stivale, procurando miliardi di danni. Per Franco Verrascina, presidente di Copagri “L’intensità di utilizzo della risorsa acqua  dipende da diversi e numerosi fattori, tra cui clima, condizioni meteo, suolo, colture, pratiche di coltivazione e tecniche di irrigazione. In tale ottica, valorizzare l’acqua significa anche difenderla e per questo è sempre più importante puntare con decisione sulla ricerca e sull’innovazione, sfruttando le moderne tecniche di irrigazione e l’agricoltura di precisione, che consentono un notevole risparmio idrico, e promuovendo un uso razionale dell’acqua, anche attraverso il ricorso a colture meno idroesigenti“.

Il CREA-Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria ha sottolineato la serie di rilevanti azioni di ricerca e supporto sviluppate nel tempo per venire incontro ai fabbisogni e all’innovazione nell’uso delle risorse idriche e per il migliore utilizzo dell’acqua in agricoltura. Per Alessandra Pesce, dirigente di ricerca del Crea “Una gestione sempre più sostenibile dell’uso della risorsa irrigua costituisce un presupposto determinante per il raggiungimento di un sistema agricolo resiliente, che abbia a cuore le generazioni future”.  “Il Crea- ha aggiunto la ricercatrice- grazie alle attività portate avanti da anni è in grado di fornire strumenti di conoscenza e risultati di ricerche per innalzare sostanzialmente l’efficienza e la qualità nell’uso dell’acqua. Negli ultimi anni la maggiore disponibilità di investimenti sul settore idrico ha determinato un sempre maggiore coinvolgimento del Crea in tutte le attività di monitoraggio e valutazione, a supporto delle decisioni pubbliche“. Secondo l’ente di ricerca,  l’agricoltura digitale e di precisione sono gli ambiti su cui sperimentare per trovare ulteriori e necessarie connessioni per ottimizzare l’uso dell’acqua e l’intera sostenibilità dei processi produttivi.

Sempre in occasione della giornata mondiale, Assosementi ha ricordato che dal 2000 a oggi nell’Unione Europea l’innovazione vegetale ha consentito di risparmiare 55 miliardi di metri cubi d’acqua, grazie alla selezione di varietà in grado di resistere meglio agli stress idrici.  “Spesso non si pensa al ruolo che l’acqua svolge nella produzione di cibo, eppure a livello globale solo il 30% viene impiegato per usi industriali e civili“, fa sapere il presidente dell’associazione, Giuseppe Carli, secondo il quale occorre fare i conti con il fatto che ci saranno 10 miliardi di persone nel 2050, che la domanda mondiale di cibo è in aumento e che la disponibilità di acqua dolce è limitata con i cambiamenti climatici in atto.  In questo scenario, secondo Carli “L’innovazione vegetale può aiutarci ad aumentare le rese in modo sostenibile”, spiega il presidente, nel ricordare che il settore sementiero ogni anno investe in ricerca il 20% del suo fatturato. “Un esempio dei risultati ottenuti sono le varietà di mais che anticipano la fioritura senza subire i periodi di maggiore stress idrico, consentendo agli agricoltori di evitare la perdita dei raccolti e di risparmiare risorse per l’irrigazione”.

Emiliano Raccagni