L’impegno di tre fratelli sulle pendici del Vesuvio

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Nonna Benigna ebbe l’intuizione. Da giovane fu determinata a non seguire la vita di campagna vissuta con i suoi genitori nell’azienda agricola di famiglia che affondava le radici nell’Ottocento. Ma durante gli anni della seconda guerra mondiale capì che la sua strada non poteva che essere quella e quindi riscoprì la sua passione per la natura e per la coltivazione della vite sulle pendici del Vesuvio. Oggi l’azienda Sorrentino Vini è giunta alla terza generazione ed è condotta dai fratelli Giuseppe, Benny e Maria Paola. Il loro entusiasmo si basa certamente sulle antiche tradizioni tramandate dalle precedenti generazioni ma, allo stesso tempo, è fortificato dal desiderio di intraprendere numerosi progetti volti a studiare e a valorizzare tutte le coltivazioni in regime biologico per ottenere i migliori risultati in una terra dalla spiccata identità, e fertilità.

Vini vulcanici

A guidarci alla scoperta dell’azienda è la giovane Benny: “Operiamo in sinergia affinchè la nascita, la crescita e lo sviluppo di tutta la filiera produttiva, commerciale e turistica sia curata in ogni particolare e i nostri vini possano essere “raccontati” in tutto il mondo” esordisce l’imprenditrice agricola; “la particolarità inconfondibile dei vini vesuviani e di tutto ciò che viene coltivato sul Vesuvio risiede nell’eccezionalità del suolo vulcanico. L’area vulcanica Vesuviana è la più vasta dell’Europa continentale con riferimento ai vulcani esplosivi ancora attivi. La conformazione geologica si è formata nei millenni a partire dal vulcano sommerso e che in seguito alle numerose eruzioni è emerso. Nei secoli il vulcano storico ha originato un nuovo cono che oggi è posizionato ad ovest e più vicino al mare”. La composizione del terreno risulta differente in base alla stratificazione originata in seguito alle eruzioni nell’ambito dello stesso versante sud-ovest dove sono collocati i vigneti aziendali. Il suolo è ricco di minerali, pietre pomici, sabbia e lapilli, è fertilissimo, con elevata porosità e drenaggio. “Mattoni dei progetti aziendali di valorizzazione enologica, unitamente alle straordinarie ed uniche proprietà del suolo vulcanico vesuviano, sono le varietà autoctone coltivate: Caprettone, Falanghina, Catalanesca, Piedirosso e Aglianico allevate secondo le singole esigenze e caratteristiche viticole nei 40 ettari di proprietà” aggiunge Benny. “In azienda l’energia green è proveniente dagli impianti fotovoltaici, abbiamo usufruito di agevolazioni per l’ammodernamento macchine viticole-enologiche, il miglioramento delle strutture di accoglienza e dei tour aziendali enoturistici. In cantiere abbiamo anche progetti di nuovi impianti di vigneti totalmente ecosostenibili con vitigni autoctoni vesuviani a piede franco, il progetto di un nuovo resort aziendale per l’alloggio di enoturisti, già parzialmente attivo con piscina e solarium, il progetto di ammodernamento di un’importante infrastruttura destinata alla trasformazione delle materie prime, vinificazione e affinamento con bottaia, la realizzazione di percorsi a piedi e a cavallo interamente collocati nelle tenute aziendali e nel parco nazionale del Vesuvio”.

Recuperare il vino in giacenza

Giovani ma già con le idee chiare. Soprattutto in prospettiva futura. Senza tralasciare il contesto generale e le relative criticità. “Il settore agricolo ha necessità di continue attenzioni, lavorazioni sia manuali sia attraverso macchinari agricoli più o meno avanzati, al fine di garantire il mantenimento qualitativo, la problematica è legata al personale specializzato o da specializzarsi e soprattutto le risorse economiche necessarie per sostenere tutte le operazioni, compresi l’acquisto dei macchinari e la loro manutenzione, e tutto il materiale legato alla conduzione del fondo” osserva Benny, “il problema che ci preoccupa attualmente è il ridotto consumo dei vini in giacenza, soprattutto per le cantine che operano esclusivamente nel settore ho.re.ca. che hanno avuto la maggiore perdita economica, pertanto la richiesta è quella di garantire dei bonus/ voucher per i ristoranti e le enoteche per spenderli per l’acquisto di vini da cantine in modo che si possano incentivare non solo i consumi ma anche la creazione di carte di vino locali. Ma, nonostante le non poche difficoltà, siamo decisamente fiduciosi che il settore agricolo troverà massima attenzione, sono in tanti coloro che preferiscono trascorrere, dal punto di vista turistico, le loro giornate immersi in giardini di vigna, di orti e mangiare e bere a metro zero, ancora meglio se è tutto biologico certificato”.

Antonio Longo