L’agricoltura piace ai giovani, anche grazie a Expo

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L’onda lunga di Expo in Italia? Si manifesta anche con l’aumento del 12% di giovani italiani (under 35) che hanno scelto l’agricoltura, l’allevamento, la pastorizia e la pesca come propria attività. Una nuova generazione di contadini, nata grazie ad una capillare e rapida acquisizione di processi innovativi che spingono l’occupazione. È quanto emerge dalla prima analisi “Lavoro giovanile in agricoltura dopo Expo” relativa al primo trimestre del 2016 e divulgata dalla Coldiretti. I dati presentati dal rapporto sottolineano che il grande evento ospitato a Milano nel 2015 ha contribuito ad accelerare una tendenza positiva già in atto, che vede l’aumento dei giovani lavoratori del settore primario sia come dipendenti (+15%), sia indipendenti (imprenditori agricoli, coadiuvanti familiari o soci di cooperative agricole) con una crescita del 9%. L’incremento – aggiunge Coldiretti – si registra sia tra i ragazzi (+16 per cento) sia per le ragazze (+5 per cento). Un risultato record rispetto al dato generale che vede l’occupazione giovanile nei vari settori crescere dell’1%, frutto di un avanzamento del 2% per commercio, alberghi e ristoranti e del 3% negli altri servizi, mentre arretra, sia pure leggermente, l’industria.

Tra gli oltre 44mila giovani oggi alla guida di un’azienda agricola in Italia, la vera novità è rappresentata da nuovi arrivi provenienti da altri settori, che hanno deciso di scommettere sulla campagna. Si tratta, quindi, di veri e propri agricoltori di prima generazione, metà dei quali possiede una laurea. Sempre secondo Coldiretti, a quindici anni dall’approvazione delle legge di orientamento per l’agricoltura (la legge 228/2001), i giovani hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale, tanto che oltre il 70% delle imprese under 35 opera in attività complementari alla coltivazione: trasformazione dei prodotti e loro vendita diretta, fattorie didattiche, agriasilo, corsi di cucina e di cura dell’orto, agricoltura sociale e agribenessere. La quintessenza della multifunzionalità agricola, quindi, capace di tradursi in valore aggiunto: basti pensare che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più.

Con l’avvio dei bandi previsti dai piani di sviluppo rurale approvati dall’Unione Europea ci sono opportunità di insediamento nell’agricoltura italiana per almeno ventimila giovani fino al 2020 -ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – abbiamo di fronte una occasione forse irripetibile per sostenere il grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana e la competitività delle imprese, ma occorre un dialogo costruttivo con la pubblica amministrazione per rendere più agevole e veloce l’accesso alle misure previste”. Forti di queste premesse, i giovani di Coldiretti hanno consegnato al Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina un documento contenente proposte per l’avvio e lo sviluppo delle giovani imprese agricole. Un “manifesto” in sei punti, che parla di semplificazione per consentire l’accesso alla terra, di incremento dell’occupazione con politiche innovative che agiscono sugli oneri previdenziali, investimenti per l’innovazione agevolati ed un più facile accesso al credito, formazione continua dei giovani agricoltori e di coloro che aspirano ad intraprendere in agricoltura. Non manca l’appello per intensificare l’uso delle nuove tecnologie tra i giovani agricoltori e diminuire il digital divide delle aree rurali e per ampliare i confini della multifunzionalità nella gestione dei beni comuni.

Articolo di Emiliano Raccagni