L’agricoltura da fantascienza della Silicon Valley

office building - reflections

Un fiume di denaro investito in ricerca dai colossi della Silicon Valley, che in questi anni sgomitano per finanziare startup e progetti, con un duplice obiettivo. Il primo, ovvio, è quello di replicare i profitti che giganti come Microsoft, Google e Tumblr già ottengono nei loro settori di appartenenza. Il secondo, quello di trovare le chiavi tecnologiche per l’agricoltura del futuro: dall’automatizzazione in campo alle coltivazioni al chiuso, fino all’ottenimento di cibo “sintetico”.

Che non si tratti di fantascienza, lo ha certificato il prestigioso Wall Street Journal in un articolo di qualche giorno fa. Il quotidiano economico scrive che nel 2014, i capitali messi a disposizione da venture capital alle società che si occupano di agricoltura e agroalimentare è aumentato del 54% rispetto all’anno precedente, sfiorando il mezzo miliardo di dollari di investimenti. Roger Royse, un avvocato impegnato in prima linea a promuovere questo tipo di interventi nel settore primario da parte dei giganti californiani, ha dichiarato che proprio questo settore rappresenta l’ultima frontiera per le nuove tecnologie, spiegando che gli sforzi si stanno concentrando soprattutto sull’agricoltura di precisione, che permette agli agricoltori di controllare al meglio tutta la filiera produttiva e in secondo luogo lo sviluppo di serre avveniristiche, anche su più piani, per produrre cibo in assenza di suolo agricolo libero. Altri tre aspetti sui quali si stanno focalizzando gli sforzi, quelli relativi alla sicurezza alimentare, ai cibi alternativi e alla robotizzazione. Nei laboratori e nelle startup si cercano, insomma, le potenziali chiavi di volta per rivoluzionare l’agricoltura, cercando di ripetere gli esempi che a partire dagli anni Novanta hanno posto le basi per la nascita e il boom dei grandi giganti di internet.

Tra gli esempi portati dal Wall Street Journal, c’è il caso di Agerpoint, una compagnia che sta studiando l’impiego di scanner laser per mappare i campi e le coltivazioni, seguendo in tempo reale particolari decisivi per le scelte colturali, come il tasso di irraggiamento solare, la presenza di parassiti e malattie, la necessità di irrigare le piante. Anche per l’agricoltura “indoor” si stanno facendo passi avanti. È il caso di Spark Capital, uno degli investitori chiave di Tumblr, che pochi mesi fa ha fornito quattro milioni di dollari a un’azienda specializzata nel produrre lattuga in capannoni coperti, posti su più piani completamente automatizzati. Interessano (e molto) anche i robot, come testimoniano i venticinque milioni di dollari elargiti ad Harvest Automation per sviluppare macchine sempre più complesse e precise, in grado un giorno di gestire in autonomia tutte le operazioni di coltivazione e raccolta.

Se questi possono apparire comunque aspetti in cui la tecnologia si mette al servizio di un’agricoltura che rimane fondamentalmente tradizionale, non si ha però la completa idea di tutto ciò che sta bollendo in pentola dall’altra parte dell’Atlantico. Nomi come Hampton Creek, Impossible Food, Beyond Meat forse non ci diranno niente di particolare, ma basti sapere che dietro queste sigle si lavora per ingegnerizzare il cibo e arrivare a quell’hamburger sintetico che ha mosso l’interesse di personaggi come Bill Gates e che, ad esempio, coinvolge diversi team di ricerca come quello che lo scorso hanno ha presentato il suo brevetto di “carne” ottenuta in laboratorio a partire da cellule bovine.

Piaccia a no, l’agricoltura della Silicon Valley è distante anni luce dall’immagine del contadino con la camicia a scacchi che coltiva con orgoglio e fatica la sua terra. A quali risultati si riuscirà ad arrivare è ancora presto per dirlo. O forse no?

 Articolo di Emiliano Raccagni

 

 

L’agricoltura da fantascienza della Silicon Valley - Ultima modifica: 2015-04-13T16:27:30+02:00 da Redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome