La zootecnia riparte da Cremona

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“Credo che Cremona sia il naturale luogo del dibattito sull’agricoltura e, se la zootecnia riparte, riparte idealmente da qui”. Lo ha detto questa mattina l’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, durante la conferenza stampa in occasione dell’inaugurazione della 70ª edizione della Fiera internazionale del Bovino da Latte di Cremona, alla presenza del presidente di CremonaFiere Antonio Piva, del sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, del presidente della Provincia Cremona Massimiliano Salini, del sottosegretario alla presidenza del consiglio Luciano Pizzetti. “La congiuntura che sta accompagnando la zootecnia padana nel suo complesso, e parliamo della filiera più evoluta d’Europa – ha dichiarato Fava – è in forte difficoltà. Forse non è ancora entrata nella fase di compromissione, come ha affermato il presidente Piva, ma di certo la sua preoccupazione è legittima”. Con 841 marchi presenti, 70 eventi tra seminari, congressi e workshop, 400 animali in mostra, la Fiera del bovino da latte di Cremona, ha assicurato Fava, “potrà essere la cartina di tornasole dell’interesse degli allevatori a investire, usufruendo anche delle risorse pubbliche che il Psr della Lombardia ha messo a disposizione”. Senza dubbio la capitale del latte, in questi giorni, sarà sulle rive del Po. “Ringrazio per la sensibilità il presidente Di Gioia per aver acconsentito alla mia richiesta di convocare a Cremona la Conferenza delle Regioni”. Sul tema del latte, Fava ricorda l’intraprendenza della Francia, “che ha investito 1 miliardo e 150 milioni, contro i 25 milioni di euro a disposizione dell’Italia, con i quali, al massimo, ritirerà 100mila forme di Grana Padano e Parmigiano-Reggiano. Questo significa che, per due Dop che producono circa 8 milioni di forme, gli aiuti sono come cercare di svuotare il mare con una paletta”.Fondamentale sarà l’azione a sostegno degli allevamenti. “Serve che si chiuda la querelle sul latte – ha specificato l’assessore lombardo – imponendo i contratti scritti, che con l’intenzione di aiutare i produttori, si sono trasformati in contratti inviati unilateralmente dall’industria di trasformazione”.