La forza dell’agricoltura rosa

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Lo rivendicano con forza e orgoglio: in Italia una azienda agricola su tre è a conduzione femminile. Per la precisione, sono 215.329 le imprese del primario guidate da donne e, al di là dei freddi numeri, è proprio la “qualità” di queste aziende, molte delle quali fortemente innovative e votate a un’agricoltura a valore aggiunto, a rendere ancora più interessante questo dato, rafforzato inoltre da quello sull’occupazione, che vede le “quote rosa” pari al 40 per cento sul totale. Inoltre, secondo i rilievi che emergono dall’ultimo censimento Istat, in Italia lavorano 1,3 milioni di donne in agricoltura, doppiando i numeri della Spagna dove risultano 660mila, mentre in Francia e in Germania sono circa 340mila

La conferma è arrivata giorni fa a Expo, durante l’incontro “La forza delle donne in agricoltura. Testimonianze delle eccellenze Italiane”. Come segnalato da Coldiretti, è proprio la multifunzionalità il perno delle nuove iniziative professionali: fattorie didattiche, educazione alimentare e ambientale, percorsi rurali, pet therapy, orti didattici, vendita diretta in azienda e nei mercati contadini sono solo alcune delle strade scelte per rilanciare o mantenere competitiva l’azienda.

Nella loro attività imprenditoriale le agricoltrici italiane hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici”,  sottolinea Lorella Ansaloni, responsabile di Donne Impresa della Coldiretti. “Molte le tappe di questo percorso: il diritto alla pensione, il nuovo diritto di famiglia, la tutela della maternità, le norme sulla parità di trattamento ed infine la legge sulla imprenditoria femminile. In tutto questo  il ruolo di associazioni come il movimento femminile è stato fondamentale ed è importante ricordarlo in occasione di una vetrina come Expo for We Women”.

Quello svolto in questi anni, è emerso dall’incontro, è stato un lavoro reticolare, fatto di piccole occasioni, iniziative, discussioni: un mettersi alla prova da parte di molte donne, accompagnato e sostenuto dalla capacità di fare rete, scambiarsi informazioni e sostegno. Fondamentale è stato anche accompagnare la crescita sugli aspetti della formazione, della partecipazione, del cambiamento di modelli culturali discriminanti, della affermazione di una soggettività forte e autorevole. L’esatto contrario, insomma, di un modello agricolo che da sempre relegava la presenza femminile in ruoli marginali, soprattutto quando contava solo “la fatica”.

Andando a scoprire qualche dettaglio in più, l’attività prevalente delle donne in agricoltura risulta la conduzione di aziende agrituristiche (28,9%), seguita dal lavoro per conto terzi utilizzando mezzi di produzione dell’azienda (10%) e, con valori simili, la trasformazione dei prodotti sia vegetali sia animali. A seguire, la prima lavorazione dei prodotti agricoli (9,6%), la silvicoltura, le fattorie didattiche, le attività ricreative e sociali, la produzione di energia rinnovabile. È interessante notare che i valori di produzione realizzati dalle aziende rosa sono quasi doppi rispetto alla media di quelle a conduzione maschile.

Infine, l’identikit dell’imprenditrice agricola: pur crescendo i valori delle giovani leve, la fetta più consistente è ancora a vantaggio delle over 60 (32% delle aziende e 25% di superficie agricola utilizzata). Le laureate rappresentano il 6% del totale, mentre il 18% risulta possedere un diploma. Ancora irrilevante, a differenza che in altri settori, la presenza di imprenditrici straniere (0,33%).

Articolo di Emiliano Raccagni