Inquinamento del suolo, un problema emergente

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L’inquinamento del suolo, dovuto prevalentemente ad attività umane che rilasciano sostanze chimiche in eccesso nei terreni utilizzati per coltivare il cibo, ha avuto una posizione centrale nelle discussioni condotte durante la 5°Assemblea plenaria del partenariato mondiale del suolo (GSP), tenutasi alla sede FAO di Roma a fine giugno. L’eccesso di azoto e metalli in tracce come l’arsenico, il cadmio, il piombo e il mercurio possono compromettere il metabolismo delle piante e ridurre la produttività delle colture, mettendo, in ultima analisi, sotto ulteriore pressione l’agricoltura mondiale. Quando poi questi elementi entrano nella catena alimentare, pongono anche rischi per la sicurezza alimentare, le risorse idriche, le risorse rurali e la salute umana. «L’inquinamento del suolo è un problema emergente ma, poiché si manifesta in varie forme, l’unico modo per ridurre le lacune della conoscenza e promuovere una gestione sostenibile del suolo è quello di intensificare la collaborazione globale e di costruire prove scientifiche affidabili» ha affermato Ronald Vargas, segretario del GSP. «Combattere l’inquinamento del suolo e perseguire una gestione sostenibile del suolo è essenziale per affrontare il cambiamento climatico» ha dichiarato Rattan Lal, presidente dell’Unione internazionale delle scienze del suolo, nel suo discorso principale all’Assemblea plenaria. Secondo Lal «affrontare i problemi causati dall’uomo attraverso pratiche sostenibili significherà che più cambiamenti avverranno da ora al 2050 che durante i dodici millenni dalla nascita dell’agricoltura». È difficile valutare l’importanza delle diverse funzioni del suolo, poiché tutte sono vitali per il nostro benessere. Tuttavia, la funzione di sostenere il cibo e l’agricoltura nel mondo è fondamentale per la conservazione e il progresso della vita umana su questo pianeta. Il suolo è anche la base per la crescita delle piante e contribuisce al mantenimento della vegetazione naturale e vegetale, inclusi i nostri diversi boschi e prati e la vastità di colture e varietà coltivate o gestite per le loro varie fibre alimentari, foraggi, carburanti e prodotti medicinali in relazione al clima prevalente, al paesaggio e al suolo e secondo le esigenze sociali. Eppure: circa 1/3 dei terreni del mondo è degradato, principalmente a causa di pratiche di gestione insostenibili. Ogni anno miliardi di tonnellate di terreno vengono perdute dall’agricoltura e una causa di queste perdite è l’inquinamento del suolo, che in alcuni paesi interessa almeno un quinto di tutti i terreni. Il termine inquinamento del suolo si riferisce alla presenza in terreni di sostanze chimiche che sono fuori luogo o a concentrazioni superiori a quelle normali. Tale contaminazione può essere prodotta per attività di estrazione mineraria e industriale o per problemi di fognatura e spreco di rifiuti. In alcuni casi, gli inquinanti sono diffusi su grandi aree dal vento e dalla pioggia. Imputati sono sostanze chimiche di sintesi come fertilizzanti, erbicidi e pesticidi e persino gli antibiotici usati nell’allevamento animale. Questi ultimi pongono particolari sfide a causa delle formule chimiche in rapida evoluzione e ai fenomeni di resistenza che si registrano. L’inquinamento del suolo è un rischio insidioso perché è più difficile da osservare che alcuni altri processi di degrado del suolo, come l’erosione. I rischi dipendono da come le proprietà del suolo influenzano il comportamento delle sostanze chimiche e la velocità con cui entrano negli ecosistemi. Per attirare l’attenzione su questo problema emergente e cercare soluzioni possibili, i membri dell’SPG hanno approvato l’organizzazione di un simposio globale sulla contaminazione del suolo e l’inquinamento che si terrà nell’aprile del 2018. Sostengono inoltre la creazione di reti di dati globali per la condivisione delle informazioni e l’armonizzazione delle norme in modo da facilitare le soluzioni globali.

Articolo di Maria Luisa Doldi