Imu agricola, partita ancora aperta?

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Mobilitazione

La scadenza del 31 marzo è superata ma la partita, anzi la polemica, sull’IMU agricola è ben lontana dall’essersi spenta. Ultima dimostrazione, il fronte compatto di Agrinsieme, che in questi giorni ha organizzato un presidio di fronte alla Camera dei Deputati. Il coordinamento di Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative alimentari contesta con forza le nuove regole dell’IMU che a loro detta, rispetto alla vecchia ICI ha visto quasi triplicare il carico fiscale, passando da 350 a 900 milioni di euro. “Fermiamoci –ha detto il presidente di Confagricoltura Mario Guidi – Se la partita è aperta, noi vogliamo giocarla, perché è sbagliato il modo con cui è stato fatto questo provvedimento. È vero che il Mipaaf ha fatto la sua parte per migliorare la situazione, ma le migliorie sono state fatte togliendo da una parte e aggiungendone dall’altra, con riferimenti all’Istat che non fanno giustizia. Le misure tampone decise nelle ultime settimane, in particolare la deduzione per gli imprenditori agricoli professionali e i coltivatori diretti, sono assolutamente insufficienti per lenire gli effetti di una tassa che grava in maniera pesantissima sui fattori di produzione”. Da ciò la decisione di Agrinsieme di consegnare al Ministero un documento ufficiale, con la richiesta di non applicazione dell’IMU.

Ma andiamo con ordine. Il 31 marzo, appunto, scadevano i termini per il versamento della tassa sui terreni agricoli relativa al 2014, senza sanzioni ne’ interessi. Il decreto che ha stabilito le nuove esenzioni, varato proprio a ridosso della scadenza, prevede la possibilità di mettersi in regola con i pagamenti dovuti fino allo scorso anno, quando l’IMU agricola era stata momentaneamente sospesa in vista di un riordino. Secondo le nuove disposizioni, l’esenzione completa tocca ai proprietari di terreni, anche non coltivati (e qui la prima polemica…), ma solo in determinate zone: i circa 1500 Comuni classificati dall’Istat come completamente montani e quelli nelle isole minori.  Per i 308 Comuni classificati come “parzialmente montani” (tra i 281 e i 600 metri di altezza) sono esentati i terreni posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali (anche non coltivati) e quelli ceduti dagli stessi in affitto. La discriminante, anche in questo caso, ha suscitato più di una protesta, perché a fare la differenza non è l’uso del terreno (coltivato o no), ma la qualifica di proprietario.

Il Ministro Maurizio Martina, impegnato negli stessi giorni ad affrontare il doppio fronte delle proteste (in contemporanea si sfilava in piazza anche per le quote latte), ha rintuzzato gli attacchi, rivendicando un’azione migliorativa. “Abbiamo battagliato –dichiara- per ottenere un atterraggio morbido per questo provvedimento, tutelando il più possibile chi vive di agricoltura. La battaglia è ancora aperta, ma difendo con forza il lavoro fatto per attutire le conseguenze dell’IMU sugli operatori”.

Un altro effetto, certamente curioso, l’IMU agricola lo ha già comportato. Secondo il sito di annunci online kijiji.it, più si avvicinava la data del 31 marzo maggiore era il numero di coloro che hanno cercato di vendere terreni agricoli. Il sito, che fa parte del  Gruppo eBay, ha sottolineato che in questi giorni erano oltre 15.000 gli annunci relativi a terreni agricoli e appezzamenti di terra coltivabili messi in vendita. Un fenomeno che è cresciuto negli ultimi 2 mesi (+37% negli annunci, pari ad un nuovo annuncio ogni 10 ore) e che appare collegato al ritorno dell’ imposizione, tanto che nelle inserzioni ad esempio di terreni agricoli situati in zone montuose, non soggette a tassazione come previsto dal Decreto legge n.5 del 24 gennaio, viene espressamente specificato “Non soggetto ad IMU agricola”, per favorire l’interesse dell’acquirente.

Crediti immagine: CIA

Articolo di Emiliano Raccagni

1 commento

  1. Speriamo nella Corte Costituzionale. A Giugno il Tar del Lazio potrebbe (dovrebbe, se esistesse ancora, in Italia, la certezza del diritto) accogliere almeno alcune fra le eccezioni di incostituzionalità sollevate daio ricorrenti. Se la questione verrà rimessa alla Corte costituzionale si perpetrerà l’ennesima ingiustizia: chi ha pagato non otterrà alcun risarcimento. Pertanto questa immonda imposta non si deve pagare. né ora, né dopo!

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