Il valore dell’agricoltura 4.0

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Robot intelligenti che lavorano nelle stalle, vendemmia all’insegna della tecnologia e del digitale, app che aiutano l’agricoltore a monitorare il lavoro nei campi, mettendo in connessione tutti gli aspetti di una moderna azienda agricola. Le rivoluzioni dell’agroecologia e dell’agricoltura digitale stanno per cambiare radicalmente il settore rurale, stimolate dalle nuove regole dell’Unione Europea e dalle opportunità del Credito di imposta 2020, con l’obiettivo di una sostenibilità ambientale che sia autentica, non solo di facciata. Aspetti sottolineati da CIA in occasione del G20 di Firenze, che riunisce le principali economie del mondo. I Paesi che ne fanno parte rappresentano infatti più del 80% del PIL mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del pianeta. Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano in Italia il valore dell’agricoltura digitale sfiora i 400 milioni di euro, con un incremento del 270% rispetto all’anno precedente, a fronte di un mercato mondiale di 9 miliardi: l’agricoltura italiana di precisione può, dunque, essere un player importante e svolgere un ruolo di rilievo nello sviluppo dell’economia.

Nei workshop allo stand Cia, l’associazione ha realizzato un vero e proprio showcase sulle soluzioni informatiche più innovative del mondo digitale applicato al settore rurale, grazie alle competenze di aziende protagoniste del cosiddetto smart farming. Con i presenti, sono stati approfonditi vari aspetti dell’agricoltura 4.0, con applicazioni create ad hoc per semplificare il lavoro degli agricoltori e sulla digitalizzazione delle produzioni vegetali sostenibili. Un focus particolare è stato dedicato alla zootecnia e all’utilizzo di robot per operazioni di alimentazione di precisione dei bovini da stalla, con lo scopo di ridurre l’impatto ambientale e aumentare il benessere animale, con sensori che collegate a una app permettono il costante controllo dello stato di saluto dei capi.

Sono alcuni degli esempi facenti parte del nuovo processo di transizione digitale avviato da Cia per semplificare il lavoro dei produttori e valorizzarne il patrimonio informativo, cercando di colmare il gap che ancora sussiste nel mondo rurale. Cia stima, infatti, che il 50% delle aziende non sia ancora familiare con l’utilizzo di queste nuove tecnologie.

E poi c’è la lotta al climate change – ricorda il presidente Cia, Dino Scanavino – dove ricercatori e cantine collaborano per progettare soluzioni che mitigano gli effetti dell’innalzamento delle temperature, analizzando big data con tecniche di intelligenza artificiale e mappando i vigneti con droni e robot dotati di sensori di ultima generazione. Il digitale in agricoltura – prosegue Scanavino – non è più una soluzione di nicchia ma una garanzia di sicurezza alimentare, tracciando tutto il processo produttivo dell’agricoltore e così garantendo la necessaria trasparenza al consumatore finale“.

Presentando al G20 i primi risultati delle sinergie instaurate con questi importanti player dell’agritech, il presidente di CIA ha infine sottolineato l’importanza dei digital farm specialist nella scelta delle migliori soluzioni per i produttori nella lotta biotecnologica contro le fitopatie, utilizzando le moderne tecnologie meccaniche e digitali.

Emiliano Raccagni