Il progetto Life Green Grapes per una viticoltura sostenibile

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In Italia vengono utilizzati annualmente oltre 120 milioni di chilogrammi di fitofarmaci, di cui circa un quarto nel comparto viticolo. Al fine di perseguire una difesa fitosanitaria dei vigneti sostenibile, che coniuga l’abbattimento delle emissioni dei gas serra e la riduzione dell’utilizzo dei fitofarmaci con il mantenimento della qualità e quantità delle produzioni, tutelando la biodiversità, è stato condotto il progetto Life Green Grapes, ideato e guidato dal CREA Viticoltura ed Enologia con la partnership dei centri Crea Agricoltura e Ambiente e Difesa e Certificazione, l’Università degli Studi di Firenze, Cyprus University of Technology, la Società Agricola F.lli Tagliente, il Consorzio Vititalia, la Società Agricola Beringer Blass Italia e l’Azienda Vivai F.lli Moroni. L’esigenza prioritaria di mettere a punto una difesa fitosanitaria sostenibile ha spinto il Crea ad ideare e pianificare il progetto, partendo dal presupposto che una buona protezione delle colture possa essere eseguita unicamente se associata ad un’adeguata pratica agronomica, capace di mantenere in equilibrio il sistema agricolo e di valorizzare l’attività biologica del suolo, in particolare di quell’area che circonda la radice e che viene influenzata dalla pianta.

Le azioni messe in campo

Nello specifico, nell’ambito del progetto, sono stati proposti alle aziende viticole metodi di protezione attenti all’impatto ambientale, ponendo il sistema vigneto in condizioni di resistere agli attacchi dei patogeni. È stata valutata l’efficacia di specifici protocolli di gestione della difesa delle piante, riducendo le quantità di fitofarmaci attraverso l’impiego combinato di modelli previsionali, induttori di resistenza e tecniche agronomiche di gestione del suolo. Gli obiettivi produttivi, qualitativi e ambientali sono stati perseguiti attraverso la messa a punto di apposite tecniche di gestione, ad iniziare dalla produzione vivaistica dove sono stati utilizzati vari microrganismi antagonisti dei patogeni. L’uso ragionato di tecnologie e prodotti ha giocato un ruolo di primo piano nel progetto per raggiungere e mantenere il giusto equilibrio tra aspetti ambientali ed economici, consentendo l’apporto di ridotti input chimici e l’incremento della biodiversità del vigneto, con l’obiettivo del miglioramento della qualità complessiva delle produzioni finali.   Le azioni sono state condotte in diverse condizioni ambientali, in vivaio ed in vigneti a uva da vino e da tavola, sia in gestioni biologiche che integrate.

I vantaggi conseguiti

I protocolli di gestione nei vigneti pilota hanno dimostrato che una riduzione fino al 50% dell’uso di fitofarmaci lungo tutta la filiera produttiva è possibile, sostenibile e in grado di fornire output qualitativi e quantitativi equivalenti rispetto a quelli ottenuti mediante la normale gestione integrata o biologica aziendale, con le quali i nuovi protocolli sono stati comparati. Le soluzioni proposte hanno dimostrato, inoltre, di avere un impatto positivo su aspetti ambientali sempre più rilevanti quali l’aumento della biodiversità, la riduzione del consumo di acqua e di emissioni di gas serra. Le ridotte quantità di residui chimici analizzati nelle produzioni finali di uva da tavola e da vino, così come la minore esposizione ai fitofarmaci dei lavoratori di tutta la filiera, hanno consentito di ridurre l’impatto delle produzioni vitivinicole sulla salute umana. La gestione del vigneto con i protocolli Green Grapes ha consentito di mantenere alti i livelli qualitativi delle produzioni, senza decrementi del loro valore commerciale. Infatti, relativamente a tutti i parametri analizzati, ossia produttività delle piante, caratteristiche organolettiche e merceologiche, conservabilità dell’uva da tavola, non si sono registrate sostanziali differenze tra le produzioni ottenute con le comuni gestioni aziendali e quelle conseguite con i metodi Green Grapes.

La gestione Green Grapes nei vigneti pilota ha evidenziato dopo 3 anni una riduzione della presenza di rame nei suoli e un incremento della biodiversità microbica e degli organismi viventi nel terreno, con un miglioramento complessivo della fertilità biologica.

di Antonio Longo