Il Primitivo di Manduria diventa protagonista

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Nell’anno 1962 diciannove vignaioli di San Marzano di San Giuseppe, famiglie pugliesi legate da generazioni alla terra e alla produzione del vino, si uniscono per valorizzare ancor di più il proprio lavoro. Nasce, così, la cooperativa San Marzano. Dal 1982 è Francesco Cavallo che ricopre il ruolo di presidente di Cantine San Marzano. “Sin dall’inizio ho portato avanti un progetto di modernizzazione delle strutture aziendali e di sviluppo di un team sempre più competente, giovane e specializzato” esordisce Cavallo; “le prime bottiglie escono dalla cantina nel 1996, grazie ad un moderno impianto di imbottigliamento acquistato con l’impegno dei soci. Tale acquisto ha segnato per noi il passaggio dalla commodity al brand, dall’economia dello sfuso al rapporto diretto con il consumatore finale”. È con la vendemmia del 2000 che nasce Sessantanni Primitivo di Manduria DOP, una delle etichette icona di San Marzano, un vino che raccoglie l’essenza della filosofia dell’azienda, il legame tra la storia millenaria della viticoltura locale e la moderna enologia. “Nasce dal prezioso patrimonio di vigne ad alberello con oltre sessant’anni d’età ed è il risultato di un amore antico tra il nostro popolo e l’uva Primitivo” precisa il presidente. “Sessantanni è un nuovo “classico”, il capostipite e rappresentante del Rinascimento del Primitivo nel mondo, il nostro vero genius loci”. Alcune delle azienda agricole che appartengono alla cooperativa adoperano l’energia derivante da impianti fotovoltaici e anche lo stabilimento produttivo se ne sta dotando. In passato il sodalizio ha partecipato a bandi per contributi pubblici essenzialmente per investimenti di natura strutturale, in minor parte anche per azioni di marketing.

Il progetto “Samia”

“Nell’immediato futuro condivideremo un progetto che da anni ci tiene impegnati e che finalmente sta per venire alla luce, un progetto che rappresenta il nostro investimento per eccellenza nell’ambito della sostenibilità ambientale” rivela Cavallo. “Si tratta dell’azienda agricola SAMIA, circa 120 ettari situati in agro di Maruggio, provincia di Taranto, a pochi passi dalla costa ionico-salentina. Difficile definire questo posto; SAMIA è in primo luogo un vero e proprio giardino mediterraneo dove sono stati piantati diversi ettari di uve autoctone (Primitivo, Negroamaro, Malvasia Bianca), ma anche 1.200 alberi di specie mediterranee diverse, 600 alberi da frutto, circa 60.000 piante arbustive, grano, leguminose e varietà locali di pomodoro. Sono state scelte tutte specie resistenti alla siccità, con l’obiettivo di preservare la biodiversità e di creare un ecosistema autosufficiente che riduce, anzi col tempo azzera, gli sprechi idrici”. SAMIA rappresenta anche un laboratorio di digital farming, volto a implementare la sostenibilità della produzione viticola favorendo un approccio di tipo preventivo grazie alle nuove opportunità fornite dalla ricerca e dalla tecnologia, quali sensori meteo-climatici, sonde telluriche per il controllo dello stress idrico, attraverso cui si trova il giusto punto di equilibrio tra produrre meglio, tutelare il territorio e consumare sempre meno. SAMIA ospita anche una struttura masserizia, un edificio risalente al XVII secolo che è in fase di ristrutturazione e che a breve accoglierà gli ospiti diventando teatro di diverse attività.

Avvicinare la programmazione alle reali esigenze dei produttori

Un impegno costante in prima linea che consente di possedere un punto di vista privilegiato per individuare criticità del settore agricolo e possibili correttivi. “Sicuramente la lontananza della programmazione politica dalle reali esigenze degli agricoltori e le evidenti carenze nel sistema di distribuzione delle risorse europee” chiarisce il presidente Cavallo. “Non è un segreto che gran parte dei fondi destinati allo sviluppo rurale siano puntualmente destinati a tornare nelle casse centrali dell’Unione in quanto non spesi. Ciò che invochiamo è maggiore vicinanza e attenzione operativa, anche nel difficile compito di accompagnare una nuova generazione di agricoltori verso l’impegno della già citata sostenibilità ambientale nel contesto del nuovo disegno del territorio. Ma, nonostante ciò, non possiamo che essere ottimisti, potenzialmente il settore agricolo sarà ancora più importante in futuro in quanto la popolazione mondiale è in crescita e la gestione della terra avrà sempre più rilevanza; sicuramente, tuttavia, sarà necessario rivedere i modelli produttivi nell’ottica del contenimento della crescita e della conservazione della natura che è una cosa su cui tutte le aziende dovrebbero riflettere e con cui dovrebbero misurarsi. Noi, da azienda del settore vitivinicolo, abbiamo un limite intrinseco di sviluppo che ci pone la natura stessa, e possiamo, se vogliamo, essere pionieri di questo nuovo e più rispettoso approccio operativo”.

di Antonio Longo