Il boom dei fertilizzanti

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Il consumo di fertilizzanti chimici non è mai stato così alto come in questi ultimi anni. Negli ultimi 5 decenni il loro utilizzo è quintuplicato. Secondo dati della FAO dal 2005 al 2012 nel mondo si è passati da un utilizzo medio di 120 Kg/ettaro a 140 Kg/ettaro. La Cina ne consuma 344 Kg/ettaro in un anno, seguita da Brasile e Giappone. Di contro vi sono ancora paesi dove i consumi rimangono bassi. Il Ghana, ad esempio, ne consuma 7,5 Kg/ettaro/anno, e così molti altri paesi dell’Africa, continente che si rivela dunque un’interessante terra di conquista per l’industria del fertilizzante. Il 74% circa dei fertilizzanti utilizzati è composto da concimi azotati, ma in alcuni casi questa percentuale sale al 90%. L’azoto è il fertilizzante più utilizzato in assoluto.

Ma vi è dell’altro. La produzione di fertilizzanti chimici costa molta energia. Ad esempio, la produzione di una tonnellata di ammonio richiede l’equivalente energetico di una tonnellata di gas naturale. L’agricoltura mondiale non potrà però fare a meno dei fertilizzanti chimici. Non con una popolazione in aumento e non con la necessità di una maggiore produzione. La concimazione chimica, però, non dovrebbe sostituire la concimazione organica, ma integrarla.  Non solo per tenere sotto controllo costi e investimenti energetici, non solo per mitigare gli impatti ambientali, ma anche per una questione di economia intelligente. Un esempio? Le risorse di potassio (che si estrae da rocce particolari) si stanno esaurendo. (ne abbiamo parlato QUI)  Occorre anche in questo settore applicare i principi del recupero e riciclo che in altri settori stanno divenendo fondamentali. E di fonti da cui estrarre minerali per la fertilizzazione ve ne sono parecchie: acque reflue, reflui zootecnici, residui industriali.

Instaurare una politica del recupero per la fertilizzazione non è cosa che avverrà dall’oggi al domani. Non solo perché si tratta di cambiare completamente quanto abbiamo fatto fino ad ora, ma perché si tratta anche di stravolgere un mercato che oggi vale 192 miliardi $ e ne varrà 230 nel 2017.  E, si sa, le ragioni economiche sono sempre molto forti. Nonostante tutto, anche il settore dei fertilizzanti dovrà fare i conti con il clima che cambia e con le risorse che diminuiscono e affrontare in modo diverso la gestione delle risorse. E prima inizia, meglio è. Se sarà in grado di sviluppare tecnologie di recupero e riciclo dei fertilizzanti, non solo di produzione, allora continuerà ad essere un importante supporto per l’agricoltura di questo millennio.

I fertilizzanti in Italia

Secondo i dati ISTAT, nel 2013 in Italia sono stati utilizzati 19.370.362 quintali di concimi chimici di cui 10.692.981 azotati semplici. Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Puglia sono le regioni che ne hanno utilizzati in maggiore quantità. In Italia la tendenza nei consumi di fertilizzanti chimici ha visto una crescita leggera tra il 2009 e il 2011 (da 21.062.550 a 22.267.818 quintali) e un picco nel 2012 (26.213.381 quintali) per poi abbassarsi drasticamente nel 2013. (Figura 1). Per quanto riguarda i consumi in Kg/ettaro, gli andamenti italiani rispecchiano la media europea che si assesta su un utilizzo di circa 150/Kg/ettaro anno (dati 2012).

Figura 1

NOTA: I dati per questo contributo sono stati presi da ISTAT per quanto riguarda l’Italia e dal rapporto “Atlante del suolo” pubblicato dalla ONG Global2000 in collaborazione con Le Monde Diplomatique e la Fondazione Heinrich Böll in Germania. L’Atlante è disponibile a questo LINK: http://www.monde-diplomatique.de/pm/.bodenatlas

Articolo di Maria Luisa Doldi