I primi trent’anni di Kuhn Italia

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La filiale italiana di Kuhn festeggia 30 anni di presenza diretta sul territorio e guarda alle sfide future forte di un radicamento sempre più solido nel nostro Paese, che ha fatto della casa francese e dei suoi prodotti un partner sempre più gradito e affidabile per tanti agricoltori. Un trentennio nel quale l’Italia, con la sua straordinaria varietà di territori, terreni, dimensioni aziendali, produzioni, si è dimostrata non solo un mercato interessante, ma una vera e propria ‘palestra’ per sperimentare soluzioni e innovazioni tecniche, se non addirittura soluzioni ad hoc poi estese ad altre agricolture del Mediterraneo come quelle di Grecia e Spagna.

In questi anni –ci dice Giovanni Donatacci, Managing Director Kuhn Italia (nella foto) – abbiamo vissuto, ma anche accompagnato, il cambiamento del settore in Italia. Oggi lavoriamo in un contesto profondamente differente rispetto a quando, dopo dieci anni di presenza  nel mercato nazionale per il tramite di importatori, il Gruppo ha deciso di aprire direttamente la filiale italiana. Rispetto ad allora, registriamo innanzitutto l’aumento della superficie aziendale media, che ha raggiunto gli 8 ettari con punte di 11,5 al nord. Le aziende si sono riorganizzate, concentrate e oggi sono sempre più grandi, dovendosi confrontare con la pressione dei mercati globalizzati, la necessità di ridurre i costi per restare competitive mantenendo e se possibile migliorando la qualità dei prodotti e affrontando nuove sfide come quella della sostenibilità. In più, si è assistito alla nascita e all’evoluzione delle aziende contoterziste, che oggi sono più di settemila”.

Mentre mutava radicalmente lo scenario di riferimento, Kuhn Italia, dalla sua base strategicamente posta a sud di Milano, ha messo radici ed è cresciuta, potendo oggi contare su un’offerta che comprende 10 linee di prodotto (con alcune ‘esclusive’, come la seminatrice da sodo prodotta in Brasile e importata dalla filiale italiana, unica in Europa), una rete di oltre 100 partner e un fatturato stabilizzato a quota 26 milioni di euro, con una media di 2300-2400 macchine che ogni anno vanno a lavoro nei campi dell’utilizzatore finale. “Questi numeri –prosegue Donatacci- ci consentono di detenere un’ottima quota di mercato, a partire dalla consolidata posizione di leadership nel settore della fienagione, che a oggi rappresenta circa il 35% del nostro fatturato totale. Credo si tratti di un dato significativo, perché dimostra come Kuhn sia riuscita a diversificare la sua offerta ed essere competitiva in molti altri ambiti dell’agricoltura, grazie ad acquisizioni strategiche compiute nel corso degli anni per poter offrire una full line di prodotti  più competitiva possibile. Penso all’acquisizione di Blanchard che ha portato in dote la sua gamma di macchine per l’irrorazione o quella della divisione presse di Kverneland, fino ai prodotti per la fertilizzazione che vantano un contenuto tecnologico di prim’ordine. Questa differenziazione dell’offerta ci consente inoltre di poter affrontare con maggiore solidità gli inevitabili alti e bassi del mercato per i singoli segmenti”.

Poste le basi per una presenza solida sul mercato italiano, inevitabile parlare delle sfide che il team di 27 persone (“affiatate e appassionate”, come le definisce Donatacci) dovranno affrontare a breve e medio termine. “Credo –conclude il numero uno di Kuhn Italia – che vada confermata la ricetta dimostratasi vincente in questi trent’anni e basata innanzitutto sulla capacità di offrire prodotti di qualità, avvalendosi di competenza ed esperienza. Ma nel futuro tutto ciò non potrà bastare. In un’agricoltura che introduce tecnologia, connettività, gestione in tempo reale di dati e informazioni sempre più precisi, il nostro lavoro non può più basarsi solo su un’ottima offerta di soluzioni. Oltre che fornitori, serve diventare consulenti e formatori per gli operatori che, in anni di ‘crisi di identità’ del settore possono sentirsi spiazzati o soffrire questo passaggio da un’agricoltura tradizionale a un settore ad alto tasso di tecnologia. Un concetto che vale per i clienti così come per i dealers. Accompagnarli in questa cruciale fase di passaggio è un compito che ci siamo dati e che vogliamo svolgere al meglio”.

Articolo di Emiliano Raccagni