Gli ulivi colpiti sono da abbattere

2048

ulivo colpito

La decisione tanto temuta è stata ufficializzata. Secondo la Commissione Europea, che si è pronunciata al termine di un atteso Consiglio Agricoltura a Bruxelles, chiede che vengano abbattuti tutti gli alberi di ulivo colpiti dal batterio killer della Xylella, come estrema soluzione per evitare l’ulteriore diffondersi della malattia che sta mettendo in ginocchio il settore in Salento, soprattutto nella provincia di Lecce e che rischia di minacciare anche vigne e agrumeti. Una soluzione definita come “dolorosa” per gli agricoltori, ma anche come la più efficace.

Il Commissario alla salute delle UE Vytenis Andriukaitis ha spiegato che “tutti i problemi” relativi al problema Xylella, e in particolare quello dei fondi, “sono in discussione con le autorità italiane“. Nel frattempo il commissario ha espresso la necessità di “misure decisive che devono essere prese con urgenza immediata“- Bruxelles conta infatti di presentare nuove iniziative verso gli ultimi giorni di marzo, e lo stesso Andriukaitis ha annunciato che prossimamente si recherà di persona a Lecce per visitare l’area e dimostrare l’impegno dell’Ue nell’affrontare il problema. Anche se, ha ripetuto il commissario, “devono essere rimossi tutti gli alberi colpiti, questa è la cosa numero uno da fare“.

Difficile, a oggi, stimare con esattezza la portata dei danni già arrecati alle piante di ulivo in Puglia. Le cifre spesso sono contrastanti e ancora manca un vero e proprio censimento. Si parlava di 300 mila piante colpite, ma negli ultimi giorni il commissario straordinario nominato dal governo, il comandante della Forestale pugliese Giuseppe Silletti, parla di un numero vicino al milione. Più facile, invece, stabilire la portata potenziale dei danni a un settore, quello dell’olivicoltura pugliese, che negli ultimi anni, grazie anche all’ingresso di molti giovani imprenditori, sta dando segnali di grande intraprendenza e che oggi conta 200 mila aziende olivicole nella sola provincia di Lecce, con oltre 7.500 posti di lavoro.

Ma cosa comporta il contatto della Xylella con le piante? Si tratta innanzitutto di un batterio, segnalato tra quelli da “quarantena” in Europa, che agisce tramite un insetto vettore, la “cicala sputacchina”. Questa, pungendo il tessuto delle piante per nutrirsi, comporta l’ostruzione dei vasi xilematici fino a farle morire, lentamente, per essiccamento. Il nome scientifico esatto è CoDiRo (Complesso di Disseccamento Rapido dell’Olivo) perché accanto a Xylella agirebbero altri funghi patogeni che attaccano il legno e i vasi linfatici della pianta. Incerte anche le modalità di arrivo in Italia. Tutti aspetti su cui da un anno sta indagando la Procura di Lecce. L’inchiesta starebbe seguendo due piste. La prima è che il batterio sia arrivato in occasione di un convegno scientifico che fu organizzato nel settembre 2010 dallo Iam (Istituto agronomico mediterraneo) di Valenzano (Bari). La seconda pista ipotizza che il batterio killer sia stato introdotto con le piante ornamentali importate dall’Olanda e provenienti dal Costa Rica.

Gli insetti ancora giovani di sputacchina risultano stanziali, sono soliti vivere sulle erbacce presenti ai piedi degli olivi. Buone pratiche colturali adeguate, interventi periodici, tesi all’arieggiamento delle piante e miglioramento dello stato vegetativo, possono ridurre in maniera imponente tali vettori, senza alcun impatto ambientale.

La richiesta lanciata da parte della Commissione Ue è intanto bocciata senza appello degli operatori del settore.  Unaprol, Unasco, Unapol Aipol, Aipo e Cno hanno precisato che “le misure messe in atto fino ad oggi sono assolutamente insufficienti”. “Siamo coscienti che è una malattia che non si può risolvere a breve – ha detto il presidente di Unaprol, David Granieri – ma ci vuole il massimo impegno da parte di tutti, che non è certo abbattere gli alberi ammalati, sostenendo con ogni mezzo l ricerca con i fondi strutturali; solo così potremo trovare una soluzione”. Tra le proposte lanciate dal comparto, ci sono la rivitalizzazione del progetto Piano olivicolo nazionale (Pon) per gli interventi strutturale e il Fondo rischi creato nell’ambito della Pac da attivare per questa vera e propria calamità.

Articolo di Emiliano Raccagni