Assegnati gli Oscar Green 2014

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oscargreen 2014

Il tradizionale appuntamento con la proclamazione dei vincitori nazionali di Oscar Green, il premio organizzato da Coldiretti per evidenziare le idee più innovative emerse tra i giovani imprenditori dell’associazione, si è rivelato come sempre ricco di spunti, curiosità e idee da proporre all’intero settore. Ma, soprattutto occasione per dimostrare come l’attaccamento alla propria terra e alle radici si sposino perfettamente con la voglia di fare e di modernizzare il “mestiere” che emerge dalle nuove leve dell’agricoltura. Sette le categorie premiate, che spaziano lungo tutto il territorio dello Stivale e in diversi settori e filiere. Dalle api con i loro preziosi alveari come vere e proprie centraline antinquinamento, alla stravagante coltivazione di microalghe molto apprezzate in cosmesi, in campo salutistico e in agricoltura.  Dalle prime chips di pane leggere e gustose, alla coltivazione della canapa con “stupefacenti” virtù culinarie, ma utile anche nella bioedilizia.  Dal pecorino anticolesterolo amico del cuore, alle “fragole volanti” con la carta d’identità, passando per il carcere di Capanne a Perugia che ridona dignità e voglia di vivere ai detenuti. “I nostri giovani incarnano le potenzialità e la forza del nostro territorio un tessuto produttivo ricco, capillare, che coinvolge milioni di uomini e che per le sue caratteristiche rende l’Italia competitiva anche all’interno dei processi di mondializzazione dell’economia e delle idee” ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.

I magnifici sette. Una breve panoramica delle sette categorie e dei relativi vincitori. Nella sezione “ideando” si è affermato il veneto Matteo Castioni con le sue alghe delle specie Spiruline e Haematococcus, con le quali si producono preparati nel mondo della cosmesi e integratori alimentari, oppure fertilizzanti naturali e antifungini per le piante. La prossima idea di sviluppo, secondo Matteo, sarà creare impianti per la produzione di alghe direttamente a casa.

Nella categoria “Esportare il territorio”, il pugliese Domenico D’Ambrosio ha sfruttato la lunga tradizione panificatrice della sua famiglia, unendo un’idea innovativa. Dall’antico gesto di strappare la crosta del pane di Altamura nasce l’intuizione della “panatina”, una sottilissima sfoglia di grano duro che si prepara a sbarcare con successo anche in America.

Dalla Basilicata arriva invece Pasquale Polosa, premiato nella sezione “Stile e cultura d’impresa” per aver recuperato un antico canapaio, coltivando circa dieci ettari di canapa (cannabis sativa) con la quale produrre olio, farina, biscotti ma anche tessuti e materiali isolanti e fonoassorbenti, molto richiesti nel campo della bioedilizia.

Particolare il premio al campano Salvatore Sorbo, che nella Terra dei Fuochi ha messo a disposizione le sue arnie per il progetto Cara Terra, che trasforma gli alveari e le api in vere e proprie centraline di biomonitoraggio grazie al volo instancabile di questi insetti, che, inconsapevolmente, si fanno sentinelle dello stato di salute dell’ambiente circostante. Volando e nutrendosi del nettare e dell’acqua locali, sono portatrici di dati per un’indagine attendibile sui livelli di polveri sottili e altri parametri.

Nell’azienda di Guglielmo Stagno D’Alcontres, in provincia di Milano a volare sono invece le…fragole, che crescono rigogliose in serre riscaldate con pannelli fotovoltaici, coltivate in orti sospesi. Raccolte e lavorare sul posto, le fragole vengono offerte a chilometro zero tramite delle Apecar che percorrono il circondario carice di macedonie e frutti freschi.  Un’idea che è valsa il primo posto per la categoria “Campagna amica”.

In Toscana, infine, il premio nella sezione “In filiera” al toscano Carlo Santarelli, che ha messo a disposizione il suo caseificio per un progetto universitario che ha portato, dopo centinaia di prove e analisi, a creare il pecorino anticolesterolo, intervenendo sulle abitudini alimentari e sui pascoli delle greggi.

Menzione speciale al carcere di Capanne, a Perugia, che utilizza dodici ettari di terra a orto, serre e frutteti, con un allevamento di polli e macello aziendale, il tutto condotto dal lavoro dei detenuti. Se il carcere serve a rieducare, l’obiettivo è stato raggiunto.

Articolo di Emiliano Raccagni