Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura

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Neve e pioggia che hanno caratterizzato i primi giorni di aprile non spostano di molto le condizioni dovute alla grave siccità che, soprattutto nelle campagne del nord, è causata dal dimezzamento delle precipitazioni dell’ultimo inverno rispetto alla media storica. Secondo Coldiretti, infatti, le anomalie climatiche caratterizzate da eventi sempre più estremi sono costati 14 miliardi di euro nell’ultimo decennio, tra perdite di produzione e danni alle strutture e infrastrutture nelle campagne.

I dati sono emersi nei giorni scorsi in occasione dell’Earth Hour 2019, promosso dal Wwf, sugli effetti dei cambiamenti climatici anche sulla produzione agricola mondiale. È stato messo in evidenza il rischio che se le emissioni inquinanti non verranno ridotte entro la fine del secolo la produzione di grano diminuirà del 20%, quella della soia del 40% e quella del mais del 50%, secondo uno studio pubblicato su Nature Communications.

Per quanto riguarda il nostro Paese, le conseguenze sono ormai evidenti, proprio a causa dell’eccezionalità degli eventi atmosferici, per i quali è ormai diventata norma una tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea la Coldiretti – si manifesta con fenomeni violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi.

Le conseguenze, secondo l’organizzazione agricola, non potranno che pesare sul sistema dei prodotti tipici italiani, che con i suoi quasi 300 marchi Dop e Igp è il più importante d’Europa. Il riscaldamento provoca anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l’affinamento dei formaggi o l’invecchiamento dei vini. Una situazione che di fatto mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani.

Tra gli effetti sottolineati durante il convegno, anche la diffusione di parassiti “alieni”, innanzitutto a causa del riscaldamento del clima, con l’aumento di un grado negli ultimi trenta anni. È il caso della Xylella degli ulivi, causa del crollo della produzione di olio in Salento, ma anche del cinipide galligeno che ha decimato le castagne, dal punteruolo rosso che ha colpito decine di migliaia di palme, fino alla Tristeza degli agrumi. Ultima arrivata in ordine di tempo la cimice marmorata asiatica che sta devastando, tra l’altro, le coltivazioni di pere in diverse zone del nord Italia.

”L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli.  Una nuova sfida per le imprese agricole che – conclude la Coldiretti – devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.

Emiliano Raccagni